ALLA FINE PIÙ AUTUNNO CHE INVERNO

ALLA FINE PIÙ AUTUNNO CHE INVERNO

Alla fine la nostra troposfera ha deciso che per l’inverno c’è ancora tempo. La domanda sul motivo per cui, non così infrequentemente, i modelli 7-10 giorni prima prospettano configurazioni invernali che alla fine non vengono confermate può essere un motivo di analisi e di studio, e può esserlo magari in relazione al come la medesima atmosfera, a causa della nota influenza antropica, finisce per offrire evoluzioni più imprevedibili o che in parte sfuggono ai calcoli fisico-matematici. Per quanto non sia un climatologo mi sento di affermare che questa ipotesi potrebbe non essere del tutto infondata. Non dobbiamo però cadere nel banale errore di considerare i calcoli fisico-matematici non veritieri.

Fino a 3-4 giorni lo sono generalmente in modo quasi assoluto; e fino a 5-7 giorni in un modo meno assoluto ma sempre accettabile. Dopodiché esistono anche i ribaltoni, ma che, come tali, si presentano quando le mappe di previsione non le si osservano in continuo. Osservando le medesime degli ultimi giorni in continuo si è potuto dedurre progressivamente nel tempo la loro correzione graduale nella direzione di qualcosa di ben più autunnale che dell’invernale precedentemente prospettato. E questo in virtù di una prospettiva che ha visto gradualmente ridursi le possibilità di un rex-blocking a favore di un corso molto più zonale e molto più influenzato dal sub-tropicale in senso lato.

In verità se osserviamo la situazione prevista in quota nel fine settimana notiamo, dal punto di vista delle correnti settentrionali, un promettente nocciolo freddo che scende dai mari del nord in meridiana verso il mediterraneo. E notiamo, più in generale, una configurazione che, potenzialmente, può sfociare in un afflusso freddo. Ma è altrettanto vero che questo può non accadere, per vari motivi. Se ad es. la medesima discesa si estende in senso retrogrado e va verso la spagna piuttosto che correnti fredde sull’italia arrivano correnti meridionali o sciroccali. Oppure se ad es. allo stesso affondo non corrisponde una adeguata affermazione anticiclonica sul nord europa si disegna un contesto che annulla eventuali corridoi aperti al grande nord. Ecco che quello che sta per succedere mi sembra possa essere ascritto un pò all’una e un pò all’altra possibilità, perché appare, appunto, che la spinta settentrionale tenda a raggiungere i nostri mari settentrionali per poi scivolare significativamente verso sud-ovest (freccia grande) e in un quadro generale di contemporaneo subentrante forcing zonale alle latitudini della media europa. Per cui il tutto può finire per risolversi nello sviluppo dell’ennesima circolazione ciclonica mediterranea, associata a richiamo sciroccale alle basse latitudini e a richiamo da est alle latitudini più settentrionali.

Il richiamo da est, di per sé, può suggerire un richiamo di aria fredda continentale, ma va anche detto che con la porta dell’est non così aperta e parzialmente chiusa dall’azione dinamica del sub-tropicale lo stesso vento orientale può non presentarsi così freddo. Il disegno mostra la situazione generale prevista a metà mese, caratterizzata dalla vorticità mediterranea quale esito dell’affondo settentrionale descritto ed enfatizza, con le frecce grandi dei flussi in quota e con le frecce piccole dei flussi al suolo la possibile fisionomia termica e barica corrispondente. Per l’immediato dopo metà mese, sulla base di quanto detto, si può certamente prospettare un quadro di temporaneo ripristino anticiclonico ovest-est ma l’incertezza sul medio-lungo termine e sulla possibilità, peraltro assai futura, di nuove spinte settentrionali, è tale da imporre di limitarci a guardare non oltre i prossimi 3-4 giorni…

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