Una primavera più vivace e variabile all’orizzonte…


Un maggior dinamismo meridiano è davvero nelle corde di questo fine mese e dell’immediato inizio di aprile.

Nell’arco di 6-8 giorni la penisola sarà interessata da due onde negative, pur se nelle vesti di irruzioni nord/ovest-sud-est che nelle vesti di vere e proprie fasi perturbate e piovose.

Ovviamente le precipitazioni non potranno mancare, ma sparse, poco generose rispetto al nord-ovest e più diffuse su zone interne e settori adriatici.

Nulla vieta che la traiettoria delle medesime perturbazioni possa essere tale da estendere influenza anche ai settori occidentali, ma, per come sembra, sempre nel quadro non dei classici sistemi che arrivano da ovest e che si caratterizzano come estese depressioni piovose per tutta la penisola.

Una mobilità come quella che si preannuncia nel periodo considerato è foriera di un tempo variabile e caratterizzato da fasi opposte relativamente marcate che si alternano. Il disegno della situazione prevista in quota su scala emisferica ad inizio di aprile ci mostra in modo chiaro l’alternanza suddetta in cui si possono apprezzare l’onda negativa di questo fine settimana ed oramai molto ad oriente, e la nuova onda dei giorni 2/3 aprile in azione ed in progressione verso sud-est o verso levante.

Anche questa onda, come detto e a meno di revisioni future, sembra presentarsi nella forma delle onde che subentrano da nord-ovest e che, pur apportatrici di una ventata di instabilità e di raffrescamenti in progressione da nord a sud, stentano a dare origine ad una durevole e ben definita azione ciclonica. Rimane il fatto che la primavera del prossimo futuro potrebbe risultare meno stabile e più agitata di quella in atto, e persino con fasi, in termini di temperature, da moderato regresso stagionale.

Di certo andare a guardare situazioni previste nel medio-lungo come quelle di inizio aprile non offre garanzie e certezze.

Tutt’altro. Ma in questo caso, nel contesto di un esame di possibili cambiamenti o di particolari evoluzioni future, diventa lecito in quanto tutti i modelli, più o meno, concordano nel riconoscere la tendenza descritta e che si profila, essenzialmente, a partire da inizio settimana prossima per prolungarsi e sfociare in aprile.

Va anche detto, ma in questo caso il grado di incertezza diventa davvero elevato, che alcuni modelli intravedono, poi a seguire, più che il proseguimento dell’alternanza indicata, ulteriori meridianizzazioni con rialzi barici groenlandesi e l’eventualità che, da tale evoluzione, possano emergere situazioni di ben definiti flussi artico-marittimi e di irruzioni sul continente di segno più marcato (vedi le due frecce in alto a sinistra)…

Verso un maggiore dinamismo meridiano.


Il disegno, riferito alla situazione generale prevista intorno ai giorni 26/27, sottintende un dinamismo meridiano più pronunciato di quello in atto e che può segnare, sempre nel contesto di una situazione relativamente mobile e variabile, passi di segno opposto più durevoli e marcati.

Il vortice a largo sull’atlantico può persino far pensare alla possibilità di una evoluzione nella direzione di frenate o blocchi ma, in verità, per quanto ci dicono le carte del momento, questa prospettiva non sembra doversi realizzare.

Sembra, piuttosto, che, guardando anche al lungo termine, debba persistere il prevalere di una configurazione jet stream, si ondulata ma anche associata ad una azione ovest-est capace di pilotare l’alternanza di sacche e promontori.

Quanto tutto questo possa tradursi, una volta o l’altra, nel transito di qualcosa che sa di estese perturbazioni in grado di produrre le sospirate piogge difficile dirlo e lo vedremo; magari è possibile che finisca per essere un’onda perturbata degna di tale nome ed intorno ad inizio aprile, proprio quel vortice o la saccatura destinata ad inglobarlo.

Nel frattempo, e senza la possibilità di sapere con sufficiente grado di certezza quanto ci racconterà il lungo termine, merita considerazione il passo di metà terza decade o dei giorni 26/27, che, ahimé, non indica affatto un peggioramento classicamente piovoso. Tutt’altro.

Indica, comunque, quanto di interessante perché ci racconta di una di quelle sferzate settentrionali nord/sud o nord-ovest/sud-est che, in primavera, non sono infrequenti e che, oltre ad un transito di instabilità e di precipitazioni sparse, causano riduzioni termiche e un minimo di regresso stagionale.

L’affondo, in termini di una vera e propria irruzione, non pare, tuttavia, ad azione così diretta; e se non appare così capace di affondare verso sud o sud/ovest e così ciclogenetico, ma appare maggiormente nelle vesti di un veloce asse di saccatura destinato ai settori orientali e ai balcani significa anche che, a meno di revisioni prossime future di quanto ci dicono le prospettive di quei giorni, rappresenterà la classica sfuriata da irruzione associata ad un rapido passaggio, ad un rinforzo dei venti, a diminuzioni termiche e a precipitazioni sparse, anche temporalesche, ma non associata a quel tipo di piogge di cui c’è bisogno.

Al naturale ripristino climatico e barico di fine mese, per come detto e per come è scritto nelle previsioni attuali dell’immediato inizio di aprile, potrà quindi seguire l’arrivo di una nuova saccatura dalla connotazione che, però, è ancora tutta da definire…

Persistenza di un contesto con scarse precipitazioni


L’esame dell’evoluzione dei prossimi tre giorni ci racconta molto bene di un trend, anche piuttosto persistente, fatto di infiltrazioni atlantiche assai modeste perché ostacolate da una configurazione ad alte pressioni invadenti.

Difficilmente in un tale contesto le perturbazioni riescono a conquistare il mediterraneo ed a creare le condizioni depressionarie delle franche correnti umide instabili sud-occidentali che investono la penisola da ovest.

Accade, invece che, con un mediterraneo occidentale relativamente protetto, lo stesso flusso instabile si trova costretto a rimanere confinato a latitudini relativamente alte ed a correre verso est per poi, eventualmente, piegare verso sud-est lungo l’adriatico e, solo in parte, lungo i bacini immediatamente ad ovest.

In queste condizioni risulta scarsa o difficoltosa anche la ciclogenesi, mentre, sempre per le ragioni anticicloniche suddette, può accadere che una diramazione del flusso menzionato scivoli in meridiana verso sud e verso il nord-africa, perdendosi in una circolazione chiusa, per la penisola relativamente ininfluente.

Da tutto questo i motivi di una variabilità in cui i peggioramenti sono modesti e veloci ed in cui trovano maggiore spazio le condizioni del bel tempo o di una variabilità senza precipitazioni di significato.

Nelle prossime 72 ore ci sarà l’ennesima saccatura oceanica che tenterà di progredire e di interessarci, impattando, però, in un campo barico ostile che la frammenta, traducendola in un asse destinato maggiormente ai nostri settori centro-orientali ed in una infiltrazione derivata destinata a scivolare sul nord-africa ed a maturare in cut-off…

Il classico occidente ondulato, ma scarso di precipitazioni…


Riguardo alla carenza idrica purtroppo, continuano a non esserci, dal punto di vista meteo, buone notizie.

Il quadro, illustrato in precedenza, di un andamento mobile ed ondulato con alternanza di onde di segno opposto garantisce una certa variabilità ma non, in occasione del transito delle saccature, quell’affondo e quelle estese e significative precipitazioni di cui c’è bisogno.

Ed in proposito la causa è sempre quella di un invadente sub-tropicale che, in linea generale, che si tratti del ramo africano, che si tratti dell’azzorriano o di un loro ibrido, impedisce che le perturbazioni entrino in modo franco da ovest o sud-ovest, pescando con forza l’umidità del mediterraneo e producendo quelle depressioni associate a scirocco e garanzia di precipitazioni abbondanti, estese ed in progressione da ovest ad est.

La variabilità accennata, allora, offre, tuttalpiù, le modeste e brevi precipitazioni che possono produrre infiltrazioni orientate da nord-ovest con obiettivo il mediterraneo centrale e la penisola balcanica, le modeste precipitazioni di situazioni che vedono coinvolte solo le regioni settentrionali o quelle che, causa barriere ad est, svaniscono decentrate ad occidente o scivolando verso nord-est.

L’esame della evoluzione meteo relativa al progresso dell’ennesima sacca successiva a quella che ci sta interessando e che si prospetta per il prossimo fine settimana è, in tal senso, eloquente. E lo è perché ci racconta di un sistema che, promettente in origine e nel suo modo di avanzare lungo i paralleli ed all’altezza delle nostre latitudini, una volta raggiunta l’europa occidentale tende a sfumare ed a distribuirsi in una sacca moderata ed allungata lungo i meridiani, finendo per sfociare nella classica scissione tra una ondulazione negativa in fuga a nord delle alpi ed un cut-off che si perde sul nord-africa.

Se tutto questo, per come ci dicono le attuali proiezioni di vari modelli, avverrà veramente, di sicuro lo vedremo, continuando comunque a nutrire la speranza di un trend, dal punto di vista dell’apporto idrico, meno sfavorevole.

Altrettanto di sicuro non possiamo non tener conto di un contesto che, al netto di una fisionomia generale non così non in linea con il periodo, continua, nel contempo, a mostrare il segno di un fronte polare che stenta a guadagnare latitudini più meridionali e che, pur nell’ambito di uno zonale alquanto ondulato, non garantisce che le linee frontali oceaniche abbraccino, nel senso classico del termine, il bacino del mediterraneo a partire dai sui mari occidentali e sud-occidentali.

Il disegno del profilo isoipsico mostra la situazione prevista in quota intorno ai giorni 18/19 ed inquadra la saccatura sopra descritta che, forte a nord delle alpi, tende, incastonata e con valori negativi più modesti, ad affondare verso sud sino al nord-africa.

La simbologia, a sua volta, con le linee chiare delle isoipse e con le frecce, vuole rappresentare l’evoluzione immediatamente successiva in base alla quale lo stesso affondo, costretto tra l’onda azzorriana in estensione verso est e nord-est ed il promontorio presente sul mediterraneo centrale, tende a scivolare ulteriormente verso il nord-africa indebolendosi ed impantanandosi in una circolazione chiusa o semi-chiusa…

La tipica variabilità primaverile


I segni di primavera sono anche quelli che ci offre la più classica delle situazioni mobili in un contesto che vede, contemporaneamente, un sub-tropicale relativamente alto in latitudine.

Quanto consegue, a livello mediterraneo, con questo tipo di configurazione, non può che essere un tempo variabile e di matrice occidentale. In questi casi è presente, proprio in corrispondenza del limite tra basse ed alte pressioni, anche una certa ventilazione e quella tesa ventilazione da ovest che nasce dal relativamente elevato gradiente barico lungo detto confine, proprio a causa della solita ed ormai fisiologica invadenza del sub-tropicale.

Le ultime emissioni hanno, tuttavia e del medesimo, scongiurato possibili estensioni positive stabili o di blocco, dando credito, piuttosto, ad una fascia anticiclonica ondulata e, per quanto non così confinata a sud, anche, e come detto, aperta alla possibilità di deboli o moderati transiti perturbati.

Nel contempo risulta evidente come detti passaggi perturbati non possano corrispondere, però, a quelle perturbazioni atlantiche che affondano franche e che arrivano da occidente coinvolgendo in pieno il mediterraneo. Per una tale possibilità occorrerebbe un più deciso abbassamento del fronte polare, o il configurarsi di una situazione mobile associata ad onde di maggiore ampiezza ed opportunamente distribuite in latitudine; evenienze queste che non possiamo escludere per il futuro ma che le prospettive attuali che ci offrono i modelli per il medio-lungo termine non disegnano a sufficienza o, meglio, non indicano con sufficiente dose di certezza.

Il disegno che illustra la situazione prevista in quota intorno ai giorni 13/14 marzo fornisce l’idea del flusso occidentale moderatamente ondulato sopra descritto, dove si vede la nuova debole onda negativa in procinto di interessare il centro-nord, e dove si vede anche un’onda successiva ulteriore al largo dall’apparenza di un’onda più promettente, ma, nel contempo, dai destini ancora tutti da definire. Tali destini sembrano essere quelli di un profilo generale che mostra segni di meridianizzazione e segni che assegnano a tale depressione il corso di un possibile suo affondo iberico-mediterraneo più consistente delle depressioni che l’hanno preceduta.

Tuttavia l’ipotesi di un suo avvicinamento alla nostra penisola o di una sua influenza, che potrebbe inquadrarsi intorno ai giorni 18/19, viaggia di pari passo con la possibilità che detto affondo non maturi oppure che coinvolga longitudini piuttosto ad ovest e tali da regalarci, più o meno temporaneamente, respiri anticiclonici piuttosto che ciclonici. Per cui vedremo…

Segni da piena primavera


Il racconto meteo dei prossimi giorni è quello di un graduale passaggio dall’attuale regime occidentale, fatto anche di qualche debole infiltrazione di aria fredda in quota, a quello di una maggiore influenza del sub-tropicale.

La situazione prevista in quota ad inizio seconda decade è ben eloquente nel mostrare un quadro che separa nettamente quanto sta avvenendo sul nord-europa e quanto sta avvenendo, di ben diverso od opposto, sullo scacchiere mediterraneo.

Il medesimo quadro spiega altrettanto bene l’attuale contesto di una anomalia termica negativa alle latitudini medio-alte e di una anomalia termica di segno opposto a quelle medio-basse. La distanza tra le due fasce non è così elevata ma questo non significa che, anche tra latitudini molto vicine tra loro, non possano sussistere differenze climatiche assai marcate.

Il gioco delle parti opposte, infatti, corrisponde alla dinamica delle fasce depressionarie orientate lungo i paralleli e che, più o meno di limitato spessore, presentano, lungo il loro limite settentrionale, correnti fredde da oriente e, lungo il loro limite meridionale, correnti miti occidentali.

Si può osservare come tutto il nord del continente risulti inglobato nell’ambito di una estensione del vortice polare dai valori barici molto bassi, e come, invece, il mediterraneo risenta l’azione di un invadente sub-tropicale e di correnti ben miti di matrice occidentale.

Una siffatta configurazione rappresenta anche il punto di arrivo di una evoluzione che vede una progressiva estensione di tale discesa del vortice polare a largo verso l’atlantico, sempre meno influente per le sorti delle nostre latitudini e, di contro, sempre più favorevole allo sviluppo di rossby di segno positivo e di pattern simil WR3.

Sappiamo, infatti, che quanto più l’atlantico apre alle correnti anti-zonali delle alte latitudini ed a relative discese nord-est/sud-ovest a livello oceanico tanto più le basse latitudini vengono ad essere interessate dalla ritornante oceanica occidentale o sud-occidentale, che può determinare l’espansione di campane anticicloniche in mediterraneo.

La simbologia nel disegno serve proprio a rappresentare detta evoluzione che, dalla situazione attuale a quella di inizio seconda decade, vede la progressiva dilatazione della grande onda ciclonica verso ovest e sud-ovest sull’oceano e vede, di conseguenza, il contemporaneo passaggio, alle latitudini che ci riguardano, da un contesto di correnti occidentali/nord-occidentali, tipicamente variabile, a quello, più meno breve o di una certa durata, di un sub-tropicale più esteso verso nord e foriero di un tempo più caldo e più stabile…

Il mite Atlantico protagonista del tempo per i prossimi 10 giorni sull’Italia.

Dalla prossima settimana il mediterraneo centrale sarà interessato da un flusso mite dall’oceano atlantico.


Queste correnti atlantiche determineranno un aumento sensibile della temperatura, che si porteranno su valori tipici del mese di Aprile.


Il flusso oceanico ci porterà alcune perturbazioni che saranno alternate a fasi di alta pressioni sub tropicale.

Autore
Dott. Centra Massimo

Analisi delle prospettive meteo per questa prima decade di marzo


L’esame della evoluzione meteo a livello emisferico ci consente di osservare la nuova fase che, su scala euro-atlantica, andrà strutturandosi nei prossimi giorni.

La fase attuale è ancora caratterizzata da una disposizione meridiana con valori barici azzorriani positivi in alto oceano e con sacca che ingloba il mediterraneo, secondo uno schema euro-atlantico di tipo meridiano, che tende, comunque e gradualmente, a sfumare.

A dispetto, tuttavia, di un allentamento della corrispondente irruzione e di un aumento dei valori barici mediterranei, il vortice polare continuerà a subire un disturbo che, orientato nella direzione di spostamenti dei valori positivi verso nord-ovest e con affermazioni anticicloniche molto a nord in sede groenlandese, potrà contribuire a delineare affondi di rilievo sul continente, segnatamente delle latitudini centro-settentrionali del nord-est. Tutto questo è proprio quello che è da intendersi come la nuova fase sopra menzionata, ed una nuova fase che si propone di far scendere il più crudo degli inverni sul nord-europa.

Nel contempo la possibilità che detta discesa possa oltrepassare il limite del centro-europa per raggiungere le nostre latitudini appare assai problematica giacché uno schema di flussi nord-orientali se non propriamente antizonali come quello che va organizzandosi e con massimi barici a supporto molto spostati a nord tende a correre verso ovest lasciando le latitudini medio-basse esposte alle correnti occidentali.

Risulta molto eloquente, in tal senso e per come si vede nel mio disegno della situazione prevista a 500 hPa, la fisionomia del vortice polare dei giorni 6/7 prossimi, assimilabile quasi a quella di uno split che, relativamente, ne isola tutta la parte euro-asiatica secondo un profilo che può far pensare alla possibilità di spinte fredde artico-continentali davvero significative anche fino al mediterraneo.

Ma in realtà, e come detto, non sembrano dover sussistere blocchi della porta atlantica tali da deviare tale azione verso latitudini medio-basse, e sembra invece dover sussistere la classica configurazione in base alla quale tutto è destinato a correre da est ad ovest alle alte latitudini.

Ne consegue, facendo, e come sempre, considerazioni probabilistiche e basate sulle ipotesi dettate dalle attuali emissioni modellistiche, che l’europa settentrionale o centro-settentrionale potrà avvertire gli effetti di una fase invernale molto fredda, mentre saranno, salvo cambiamenti futuri di prospettiva, le correnti occidentali, in una chiave più o meno anticiclonica o più o meno ciclonica, ad essere protagoniste alle nostre latitudini.

Il mite e piovoso atlantico in arrivo la prossima settimana sull’Italia.

Il mite e piovoso atlantico in arrivo la prossima settimana sull’Italia.

La prossima settimana entreranno in scena sull’Europa meridionale con molta probabilità le miti e piovose correnti atlantiche.


Ci sarà un cambio configurativo sul continente europeo causato in parte anche dal riscaldamento stratosferico che si è verificato poco tempo fa e che si sta propagando in troposfera.


Le precipitazioni più intense dovrebbero riguardare le regioni centro settentrionali.


Le temperature in aumento specie al centro sud.

Autore dott. Centra Massimo

Evoluzione del sistema ciclonico mediterraneo


L’episodio invernale in atto andrà evolvendo sulla base di una delle classiche evoluzioni che caratterizzano la storia di una depressione dinamica mediterranea. Una disposizione a rex-blocking corrisponde alla tipica irruzione in cui una sacca di aria fredda in quota si estende da nord-est a sud-ovest, eventualmente capace di spingere eventuali poli freddi associati, e, successivamente, in grado di disporsi con asse lungo i paralleli.

E’ questo proprio il caso del trend che stiamo osservando e che si proietterà nei prossimi 3-4 giorni, comunque in un contesto di graduale indebolimento della medesima circolazione ciclonica. Tale indebolimento non sarà, però, così lineare e rapido. Tutt’altro. Un polo freddo in quota, naturalmente ciclogenetico, come quello attualmente in movimento tra francia meridionale, pirenei e mediterraneo occidentale, e che si allarga in direzione sud-ovest, tende o può tendere a mantenere attiva una situazione baroclina in cui contrasti ed elementi dinamici di un certo segno creano la persistenza, se non l’ulteriore rinforzo ciclonico od ulteriori azioni ciclogenetiche, di un disegno depressionario capace di determinare nuovi peggioramenti.

Un conto, infatti, è l’irruzione che forza il sistema decisamente verso sud o sud-est facendo entrare il respiro anticiclonico, ed un altro conto è l’irruzione che si estende verso sud-ovest e che, in questo modo, tende a mantenere in mediterraneo la disposizione dinamica a sacca in cui all’azione fredda retrograda o anti-zonale risponde l’azione zonale di correnti umide da occidente ovviamente instabili.

Ecco perché ad un primo relativo e modesto miglioramento, segnato dallo spostamento del sistema verso sud-ovest, potrà seguire un ritorno ciclonico con un nuovo peggioramento inquadrabile a 24/48 ore.

In linea generale, e come detto, tuttavia, anche se non in modo rapido, la configurazione è poi destinata ad una maturazione ed alla classica maturazione che vede sia il disporsi dei flussi e della barica in senso barotropo e sia il progressivo colmamento che, seppur in una circolazione relativamente stagnante, allenta l’intensità dei fenomeni. Un preambolo questo che può preludere, in direzione del medio-lungo termine, ad un certo miglioramento dettato dal rialzo barico e dal subentro di correnti nord-occidentali.

Il disegno delle situazioni generali del periodo 27 febbraio-02 marzo serve ad inquadrare l’evoluzione sopra descritta. Nella medesima si possono apprezzare i flussi e gli spostamenti dei centri barici in quota (colori e frecce) nonché il rapporto tra i medesimi e la storia della circolazione ciclonica dei bassi strati (linee bianche delle isobare), evidentemente intimamente associata alla dinamica di quanto accade in quota. Evidente il ritorno della depressione da ovest previsto a 24/48 ore in un contesto baroclino ed ovvero con la depressione al suolo decentrata rispetto al polo freddo in quota; ed evidente la successiva maturazione a situazione barotropa con chiusura, stagnazione ed indebolimento del sistema…

L’episodio invernale in tre step


L’evoluzione meteo delle prossime 72 ore corrisponde alla classica irruzione ciclogenetica artico-continentale.

Quanto successivamente la medesima possa insistere o esaurirsi gradualmente ce lo diranno i prossimi giorni giacché il destino del medio/lungo termine appare ancora piuttosto incerto. Concentrandosi sulle prossime 72 ore l’evoluzione appare incentrata su un processo rapido basato, virtualmente, su tre step successivi.

Lo step iniziale, del breve termine, è quello che vede l’alta pressione atlantica procedere ad estendersi ulteriormente verso nord/nord-est consentendo la discesa di un polo freddo ad azione ciclogenetica in area iberica. Una tale irruzione è da intendersi come il frutto di una diramazione della corrente fredda principale in azione sul nord-est europeo che, in questo breve contesto iniziale può accennare a deviare verso levante e a non entrare in fase con il polo menzionato.

In verità, però, le due azioni non tendono a divaricare e, al contrario, tendono al classico generale processo di fasatura o di aggancio destinato a produrre un unico forcing quale proprio quello sostenuto dall’aria fredda del nord-est europeo. Ecco che in uno step immediatamente successivo e come in una sorta di attrazione reciproca il polo freddo iberico può prendere a spostarsi verso levante mentre la sacca artico-continentale può tendere a guadagnare verso sud-ovest in un moto quasi retrogrado che la vede anche risultare ciclogenetica proprio sul nostro centro-nord.

Il terzo step è quello in cui si completa l’opera ed in cui, in una configurazione ancora baroclina ma in maturazione, la sacca artico-continentale sgancia un marcato polo freddo verso ovest o sud-ovest tra il sud della francia e le baleari, mentre tra area ligure/tirrenica e bacini più occidentali si approfondisce una ben definita circolazione depressionaria. Inutile aggiungere come la stessa evoluzione possa corrispondere a destabilizzazione, a sensibile raffreddamento e ad una fase, più o meno breve, di segno invernale.

Il ritorno dell’inverno



L’esemplare evoluzione già descritta in precedenza si conferma assumendo ulteriori toni di carattere invernale. L’affondo destinato a mutare radicalmente il volto meteo attuale, per come già detto, si profila come inizialmente iberico, ma con un successivo sviluppo tutto di segno nord-orientale e continentale.

Il rialzo barico azzorriano responsabile di una tale azione evolverà certamente allungandosi in senso longitudinale e verso levante sull’europa centro-settentrionale ma, in un primo step evolutivo, conservando una certa resistenza in corrispondenza della porta occidentale iberica così da impedire al sistema ciclonico relativo di fuggire verso ovest e così da farlo diventare, invece, polo attrattivo per l’ulteriore spinta fredda che si profila da nord-est.

In questo modo può maturare, piuttosto che una duratura contrapposizione di fase quale relativo ostacolo al franco e libero ingresso di correnti da est, una vera e propria fasatura con richiamo/aggancio del medesimo sistema in un contesto di vera e propria irruzione artico-continentale. In tal senso il disegno che illustra la situazione generale prevista intorno ai giorni 26/27 è eloquente ed è assai chiaro nel delineare l’aggancio sopra menzionato nonché l’ingresso di un vero e proprio polo freddo in quota e ciclogenetico.

L’aiuto della simbologia serve a definire ulteriormente il senso del medesimo aggancio ed il temporaneo blocco ad ovest che, pur nell’ambito di un trend orientato nella direzione dello sviluppo di un cut-off anticiclonico alle medio-alte latitudini, consente l’approfondimento ciclonico mediterraneo utile alla causa del freddo continentale. Inevitabile, allora, l’ingresso di una fase invernale, certamente tutta ancora da definire nei termini di quale destabilizzazione e di quale distribuzione delle eventuali precipitazioni, ma, di sicuro, associata a venti freddi da levante e a diminuzioni termiche di un certo rilievo. Riguardo poi alle possibili ulteriori evoluzioni di detta fase e di quanto ci propone attualmente il lungo termine che raggiunge i primi giorni di marzo è presto per poter dare indicazioni.

Non è improbabile tuttavia che, per come vogliono indicare le frecce piccole rosse tratteggiate del numero 1 e per come detto, in un primo step l’alta pressione tenda a distribuirsi in un cut-off allungato in senso longitudinale ed in grado di mantenere un certo richiamo da levante; e non è altrettanto improbabile, per come ci dicono attualmente le carte di previsione, che il quadro barico anticiclonico tenda successivamente, e per come vogliono indicare le frecce piccole rosse tratteggiate del numero 2, a spostamenti verso occidente ed a blocchi oceanici non estranei alla possibilità di configurazioni sempre di matrice relativamente settentrionale…

Instabilità e relativi possibili temporanei ritorni d’inverno all’orizzonte


La conferma, negli aspetti generali, dell’evoluzione precedentemente esaminata continua, anche e tuttavia, a presentare punti di incertezza relativi alla esatta direzione dell’affondo.

La medesima evoluzione, esemplare e che si presta ad una bella discussione didattica, dovrebbe comunque presentarsi con le caratteristiche dei significativi scambi termici tra latitudini destinati a maturazione completa.

A prescindere dall’esatta direzione della suddetta spinta fredda in quota, più o meno diretta sul mediterraneo o sull’iberia, siamo di fronte alla rimonta azzorriana che coadiuva una colata fredda sul continente in un contesto che, tendenzialmente, vede entrambe le contrapposte azioni combinate evolvere, più o meno, in cut-off.

Nel disegno riferito alla situazione prevista a metà terza decade anche l’occhio inesperto può cogliere facilmente il senso dell’onda calda in quota che spinge verso nord o verso nord-est e della complementare onda fredda che spinge verso sud o verso sud-ovest a generare un polo freddo figlio più o meno lasciato al suo destino e alla sua vita indipendente.

Poiché in questo caso l’evoluzione prevede che anche la spinta calda possa caratterizzarsi come un esteso cut-off anticiclonico sull’europa centro-settentrionale possiamo certamente parlare del classico processo in cui, come sopra detto, il grande scambio termico in meridiana giunge sino al suo massimo grado di maturazione.

Differenze termiche e conseguenti variazioni di pressione, forza di coriolis e vorticità fanno tutte, in tal senso, la loro parte così da consentire o determinare figure meteo ed evoluzioni come quelle che stiamo trattando.

Un profilo, come quello di due grandi onde contrapposte distribuite lungo i meridiani, che vede i due assi relativi ruotare gradualmente in senso orario fino ad un loro allineamento lungo i paralleli, finisce per determinare una configurazione a dipolo, più o meno duratura, in cui ad una depressione a più basse latitudini corrisponde una alta pressione a altitudini più alte, proprio come nel nostro caso.

La medesima depressione è, per come si è visto, la conseguenza dello sgancio verso sud-ovest di un polo freddo che dalla sacca origine si separa andando con essa in, più o meno temporanea, opposizione di fase; l’area di alta pressione sul centro-nord-europa, a sua volta, è la conseguenza di una grande onda barica positiva che muove verso nord-est e poi verso est a vorticizzare in cut-off anticiclonico.

Con la simbologia del disegno intendo rappresentare proprio tale evoluzione, in cui, osservando i tre step, si può cogliere il senso della medesima nella quale l’alta pressione muove verso levante sul continente ed una bassa pressione si sviluppa sul mediterraneo occidentale in base a due forcing contrapposti orientati lungo i paralleli.

Quanto una tale situazione sia in grado di apportare una fase instabile/precipitativa e fredda non è ancora facile da dirsi. Come già detto in precedenza è possibile che, visto il probabile affondo abbastanza decentrato ad ovest, il freddo sia costretto, almeno inizialmente, a non entrare, ma possa poi riuscire ad entrare, più o meno temporaneamente, in un secondo tempo con l’apertura della porta orientale dettata dal determinarsi della configurazione a dipolo sopra menzionata…

Clima invernale con neve o temperature primaverili?

I due principali modelli di previsione ci evidenziano risultati molto diversi tra di loro per la fine di questo mese di Febbraio.

Il modello europeo di previsione ECMWF vede una irruzione di aria fredda che attraverserebbe le Isole Britanniche verso Biscaglia e poi la penisola Iberica.

Sull’Italia invece entrerebbe una corrente meridionale molto mite, che assicurerebbe temperature primaverili specie al centro sud.

Il modello americano di previsione GFS è completamente diverso: una forte irruzione artica dovrebbe entrare più direttamente sul mediterraneo centrale inizialmente dalla valle del Rodano e poi anche dalla porta della Bora apportando cosi freddo e neve fino a bassa quota su gran parte dell’Italia.

Vedremo con i prossimi aggiornamenti dei modelli chi avrà ragione.

A cura del dott. Centra Massimo

Le incertezze sugli ultimi giorni di questo mese.


Dire la propria, senza remore, può anche significare risultare poco empatici o antipatici. Faccio parte, ahimé, di coloro che dicono la loro e che sostengono la loro fregandosene altamente di risultare empatici o simpatici, del consenso e dei like.

Certi siti che sparano cose del tipo “arriva il freddo e c’è una data” hanno successo ma per quanto mi riguarda non l’avrebbero, e sono il simbolo di questo mondo in cui avanzano certi vuoti alla sanremo e alla oroscopo.

Non ho problemi, ad esempio , a ribadire che una roba come sanremo è un teatrino del cretinismo puro, totalmente privo di musica, e ricco di filastrocche da fare ribrezzo anche al peggior zecchino d’oro.

Se a qualcuno a cui piace sanremo, o a cui piace leggere che arriva il freddo e c’è una data, o a cui piace leggere l’oroscopo per sapere come sarà la sua giornata, leggere la mia opinione lo fa sentire offeso o fa si che mi veda come supponente, sapientino, snob, antipatico, me ne frega zero.

Non faccio parte del perbenismo e del buonismo becero associato a questo mainstream del nulla, dei likketti inutili, dei fedez, dei maneskin, e di inutilità simili.

Evviva Carmelo Bene che quando sentiva parlare del “buon senso comune” inorridiva. E quanto ne ha bisogno questo stupido mondo di personaggi come Carmelo Bene.

Si parla tanto di educazione della gente, dei media che dovrebbero educare la gente al pensiero, alla cultura, all’arte, ma con robe come amici, x factor, sanremo, il grande fratello, le letterine defilippesche, commediole alla fosca enfatizzate come fossero film da oscar, domande di TG in strada alla gente sul regalo di san valentino, la vedo dura l’educazione.

E la meteo? Beh, si, la meteo. Una bella scienza di cui innamorarsi, e di cui mi sono innamorato quando avevo 10 anni e quando il tutto viveva della poesia delle nuvole e del bollettino delle ore 20 di Bernacca poi di Baroni ed infine di Caroselli . Altra serietà rispetto a certe pagine equiparabili a banchi della fiera.

Ma, per fortuna, certe pagine serie esistono, certa musica seria esiste, certe cose serie esistono, e noi, minoranza, che amiamo la vera arte, la poesia e la vera scienza, poco asservite al mercato, poco baracconi da fiera, poco mainstream, poco demenzial/social, a queste ci appelliamo.

La meteo seria, ho detto. E’ quella che tratta di quanto potrebbe accadere in terza decade sulla base di ipotesi o di un ventaglio di ipotesi dettate da quelle carte che segnano un continuo divenire eracliteo. Le ultime emissioni, ad esempio , la possibilità di un arrivo del freddo la riducono.

Alcuni modelli continuano a sostenerla, ma altri la annullano del tutto in quanto ritengono che la discesa fredda sostenuta dal rialzo anticiclonico oceanico muova verso sud o sud-ovest al livello di una longitudine piuttosto decentrata a occidente.

Nel mio disegno della situazione prevista in quota da ECMWF intorno ai giorni 22/23 il confronto tra la simbologia a frecce continue e quella a frecce tratteggiate indica le due possibilità, entrambe tra l’altro e probabilmente destinate ad attivare una circolazione ciclonica alle basse latitudini, ed ovvero quella di un affondo meridiano spostato ad ovest e destinato a determinare rimonte mediterranee sciroccali, e quella di una azione più diretta e, in tal senso, più conforme alla ipotesi di temporanei ritorni di inverno con correnti fredde dell’est. Vedremo…

Ritorni di inverno nel lungo termine?



Il dominio anticiclonico afro-mediterraneo in atto andrà indebolendosi nel corso dei giorni successivi alla metà del mese, ma non in maniera franca e, probabilmente, in tutto o in parte, sostituito da espansioni di maggiore origine oceanica.

In tale evoluzione non può certamente essere esclusa una qualche possibilità di modeste infiltrazioni da occidente, ma sempre senza che queste possano costituire una vera svolta. Per una svolta degna di tale nome occorrerà, probabilmente, attendere inizio terza decade, quando rientrano tra le ipotesi probabilistiche affermazioni anticicloniche sul nord-ovest europeo correlabili all’innesco di discese fredde sull’europa centro-orientale. Troppo presto per poter dare credito a certi corrispondenti trend indicati da vari modelli e contestualizzabili in corso di terza decade.

Tuttavia la eventualità, in tal senso, di ritorni di inverno per quei giorni non possiamo non prenderla in considerazione.

Il disegno si riferisce alla situazione prevista in quota ad inizio terza decade, nella quale, con il supporto della simbologia, è apprezzabile la tendenza del ramo sub-tropicale atlantico nella direzione di espansioni meridiane verso settentrione con la conseguenza di un guadagno verso sud delle correnti fredde dei mari del nord…

Settimana prossima tempo nel complesso stabile e temperature in aumento nei valori massimi sull’Italia.

Una robusta alta pressione sub-tropicale si andrà a posizionare sull’Europa centrale e meridionale nella prossima settimana.

In Italia il tempo sarà nel complesso stabile e quindi mancheranno le precipitazioni.

Piogge e neve che mancheranno ancora per molti giorni sulle regioni nord occidentali e sulla Toscana, zone che stanno soffrendo da molto tempo di un deficit pluviometrico.

Le temperature si porteranno su valori superiori alla media soprattutto sui rilievi e sulle regioni centrali e settentrionali.

Al sud e sulle zone di pianura soggette ad inversione termica l’anomalia positiva della temperatura sarà più contenuta.

A cura del dott. Centra Massimo

Maltempo: allerta rossa in Sicilia

Piogge e neve anche a basse quote su Calabria, Sicilia e Sardegna

Un’area di bassa pressione proveniente dal Nord Africa porterà, dalla giornata di domani, precipitazioni diffuse e persistenti sulle estreme regioni meridionali, specie sui settori ionici. Le basse temperature, inoltre, determineranno nevicate a quote relativamente basse, con accumuli da moderati ad abbondanti.

Sulla base delle previsioni disponibili, il Dipartimento della Protezione Civile d’intesa con le regioni coinvolte – alle quali spetta l’attivazione dei sistemi di protezione civile nei territori interessati – ha emesso un nuovo avviso di condizioni meteorologiche avverse che integra ed estende il precedente. I fenomeni meteo, impattando sulle diverse aree del Paese, potrebbero determinare delle criticità idrogeologiche e idrauliche che sono riportate, in una sintesi nazionale, nel bollettino nazionale di criticità e di allerta consultabile sul sito del Dipartimento della protezione civile nazionale.

L’avviso prevede dalle prime ore di domani, giovedì 9 febbraio, precipitazioni diffuse e abbondanti, anche a carattere di rovescio o temporale sulla Calabria, specie settori meridionali e sulla Sicilia, specie settori centro – orientali. I fenomeni saranno accompagnati da rovesci di forti intensità, frequente attività elettrica e forti raffiche di vento.

Si prevedono inoltre nevicate al di sopra dei 500-700 metri sulla Sardegna, ed il persistere delle precipitazioni nevose su Calabria e Sicilia, con apporti al suolo generalmente moderati, fino ad abbondanti su Sicilia e Calabria meridionale.

Sulla base dei fenomeni previsti è stata valutata per la giornata di domani, giovedì 9 febbraio, allerta rossa per rischio idraulico e rischio idrogeologico sui settori orientali della Sicilia.

Valutata inoltre allerta arancione su parte della Sicilia e della Calabria e allerta gialla sui restanti bacini.

Fonte: dipartimento protezione civile nazionale

La fase fredda verso il declino.


La fase fredda verso il declino…
Quale sia il nesso tra la meteo e certa terminologia in uso sulla informazione meteo come buran, freddo glaciale, nubifragi di neve, e via dicendo, non è facile comprenderlo.

Diciamo che la fantasia non ha limiti, ma anche che si finisce in una meteo che scienza non lo è più per diventare fantameteo, carnevalmeteo, e così via. In ogni caso ai tempi del buon Baroni o del buon Caroselli l’arrivo di una fase ben fredda, e più fredda di quella in corso, era annunciato come l’arrivo di una fase fredda.

Poteva trattarsi di una fase di 4-7 giorni. Ora anche una fase fredda come quella in atto, che regala temperature massime di 6-7 gradi, non corrisponde più ad una fase fredda ma ad una ondata di buran e di freddo glaciale.

L’aggiunta di definizioni grottesche come nubifragi di neve, che non credo abbia un qualche valore tecnico o che esista nelle classificazioni meteo, completa l’opera (il termine nubifragio rappresenta un grado di intensità della pioggia e con la neve c’entra ben poco; la nevicata è classificata come di intensità debole, di intensità media ed intensa).

E quando il quadro è completo diventa anche lecito, per molti, cercare di capire se fa un freddo normale per il periodo, se fa tanto freddo, se è un freddo da costringere a rimanere a casa per non congelare, se fuori è arrivato il polo nord, se per la precipitazione nevosa basta l’ombrello o se invece, visto il “nubifragio di neve”, serve noleggiare uno spazzaneve oppure una barca. Fortuna vuole che i servizi meteo che informano in modo pacato ed oggettivo ci sono.

E non c’è da fare altro che, per chi non è un appassionato con le basi utili a capire il tempo da solo guardando le carte di analisi, seguire tali servizi. Il grande buran e la grande ondata di freddo glaciale tra un paio di giorni cominceranno, gradualmente, a traslocare nel mondo del ricordo e di un ricordo che le rammenterà come un semplice afflusso freddo continentale di 3-4 giorni, abbastanza normale per il periodo.

Di fatto le carte di previsione a 36/48 ore, riguardo alle ambizioni del freddo glaciale o del buran, sono impietose ed annullano il freddo completamente o quasi, pur lasciando in piedi per qualche altro giorno un contesto settentrionale. Il graduale passaggio da una fase moderatamente ciclonica est-ovest ad una fase moderatamente settentrionale ma a componente anticiclonica ci racconta anche la storia di un blocco ad omega e di quelli che ci riportano ad un tempo poco freddo e stabile per qualche tempo.

L’incalzare di depressioni da occidente, in questo contesto, non appare tale da erodere il blocco in tempi brevi, ma saranno le prossime ore o i prossimi giorni a dirci di più in tal senso. Il disegno segna la situazione prevista in quota intorno ai giorni 10/11 mentre la simbologia intende indicare l’evoluzione del profilo ad omega descritto da quei giorni a metà mese…

IL GELIDO FEBBRAIO DEL 1929🥶

IL GELIDO FEBBRAIO DEL 1929🥶

Il Febbraio 1929 viene ricordato come il più gelido e nevoso inverno di questi ultimi 100 anni in Europa ed anche per la nostra Italia.


Il 6 Febbraio 1929 si ghiacciarono il Fiume Arno

, il Fiume Po

e la laguna Veneta .


Altri tempi.

A cura del dott. Centra Massimo

Fase artico-continentale…quanto intensa e fino a quando ?


Fase artico-continentale…quanto intensa e fino a quando ?


Definire e dimensionare, con una terminologia che sia il più possibile scientifica e corretta, qualunque fase meteo, a volte non è così semplice.

Ma va fatto e si deve cercare di farlo alla luce dei dati, dei fatti e di quanto dicono le carte. Da freddista e da osservatore del tempo, ahimé, da decine di anni, di fasi fredde come questa ne ricordo parecchie, e le ricordo come quelle tipiche fasi da irruzione nord-est/sud-ovest o est-ovest che una volta, in un inverno, si verificavano con una certa frequenza.

Per cui enfatizzarle come eventi straordinari o eventi rari, nel modo con cui fanno certi siti e certi notiziari, lo trovo patetico e scorretto. Ieri sera il TG5 titolava “in arrivo un freddo glaciale”. Mi sembra evidente che un titolo del genere corrisponde a disinformazione e che andrebbe censurato. Ma lo si sa, e su questo tema tendo ad insistere, viviamo in un mondo in cui il valore non è la corretta informazione ma è la ricerca del seguito a tutti i costi ed anche a costo di alterare l’informazione in modo da renderla appetibile o attraente.

La settimana, e non c’è da negarlo, sarà fredda. Ma lo sarà in che misura, e per quanto? Beh, lo sarà per come ce lo indica il quadro meteo, il quale contestualizza una evidente fase di masse d’aria piuttosto fredde in moto dall’europa orientale verso il mediterraneo. Ma, dovendola dire proprio tutta, lo sarà nella misura con cui un inverno normale fasi del genere le fornisce ed anche più di una volta. E lo sarà senza che, una fase come questa, la si possa definire glaciale, buranica, eccezionale, e con termini acchiappa allodole similari.

Tant’è che se analizziamo le carte della situazione prevista in quota a 500 hPa ed al suolo possiamo individuare, marcato, il corridoio del flusso est-ovest che prende origine a longitudini ben orientali, ma possiamo anche cogliere il senso di qualcosa in cui il grosso non punta il mediterraneo, bensì aree che stanno a levante e che corrispondono alla penisola balcanica, al mar nero, all’egeo.

Nella elaborazione grafica ho voluto rappresentare le situazioni previste a livello emisferico, attuale, a 48 ore ed a 72 ore, con i colori rappresentativi della configurazione in quota e con le linee bianche rappresentative delle isobare e della situazione al suolo. Nella evoluzione relativa non è difficile individuare il nocciolo freddo in quota, quale cuore del sistema e quale area massima del freddo, che non punta certamente i nostri mari e che rimane confinato ad est; così come non è difficile individuare, pur nell’ambito di un discreto afflusso freddo al suolo e di una saccatura ad asse est-ovest che si prolunga sino al mediterraneo occidentale, la fisionomia di un anticiclone, si ben solido e centrato sull’europa centro-orientale, ma anche tendenzialmente invadente per le nostre aree e destinato, già nel corso della seconda parte della settimana, ad attenuare, gradualmente, la configurazione causa del freddo…

L’inverno torna a fare l’inverno.


L’inverno torna a fare l’inverno…
Dire che arriva il buran o burian sull’italia è come dire che arriva la bora sulla pianura sarmatica. Pertanto non sta arrivando nessun buran.

A chi piace leggere i notiziari che annunciano l’arrivo del burian, credendoci anche, faccia pure. Ma trovo più naturale che si creda a chi scrive che sta arrivando una fase fredda di matrice continentale, abbastanza tipica del periodo e che ci interesserà per alcuni giorni. Poiché le aree dell’est europeo sono, specialmente nella seconda parte dell’inverno, abbastanza fredde, lo stesso afflusso non mancherà di farsi sentire con termiche discretamente basse.

Ma occorre anche dire che se leggo le temperature massime previste, nel periodo relativo, in molte località dell’Italia del centro nord , leggo valori di 6/7 °C, che non mi sembrano valori da buran delle steppe siberiane. In base al clamore che esprimono i vari notiziari e certi siti penso che se tornassimo agli inverni di una volta i medesimi parlerebbero più volte di incipiente arrivo dell’era glaciale.

Ciò detto mi sembra evidente che il freddo si farà sentire, specialmente sui settori adriatici ed anche con venti sostenuti da levante, giacché la configurazione meteo che va maturando nel breve termine corrisponde al classico profilo con saccatura ad asse est-ovest, estesa dall’est europeo al mediterraneo occidentale.

Il grosso dell’aria fredda, ed ovvero quello in linea con il nucleo freddo in quota, tuttavia non avanzerà verso ovest più di tanto, ed anzi si fermerà all’altezza della penisola balcanica, regalandoci solamente una sua diramazione, associata a valori barici e termici in quota non così bassi, seppur inevitabilmente sinonimo di correnti ben fredde nei bassi strati.

La dimensione esatta dell’episodio o della fase che stiamo trattando ce la fornisce molto bene il disegno della situazione generale prevista a metà settimana, quando l’azione fredda sarà intorno al suo culmine con il netto contesto retrogrado o anti-zonale, con la fisionomia simil dipolo, con il marcato richiamo da levante, ma anche con una distribuzione anticiclonica alle medie latitudini non così estesa verso l’estremo est europeo o non corrispondente alle estensioni russo-siberiane che guidano gli eventi freddi siberiani più marcati.

Non solo; la fase avrà una durata abbastanza temporanea, destinata ad un graduale declino già nel corso della seconda parte della settimana quando le temperature, per ragioni termodinamiche e per effetto dell’irraggiamento notturno, continueranno a mantenersi bassine ma nell’ambito di una fisionomia barica sempre meno associata al flusso dell’est e, per come vuole indicare la simbologia delle frecce viola e rossa riferite al contesto dei giorni 10/11, sempre più caratterizzata da invadenza anticiclonica e da un ritorno ad un inverno assai meno freddo…

Il burian o una normale fase fredda di matrice continentale?


Il burian o una normale fase fredda di matrice continentale ?…
Riguardo al cambio meteo della prossima settimana ed alla possibilità di un afflusso freddo da oriente i soliti noti non potevano non sbracciarsi a suon di titoloni che parlano di burian e di un afflusso freddo tra i più intensi degli ultimi anni.

In verità cos’è il burian, se lo so io che sono un semplice appassionato, lo dovrebbero sapere a maggior ragione coloro che fanno servizio meteo e che si definiscono meteorologi. Per cui stendiamo il solito velo pietoso, ancora una volta riflettiamo su certo tipo di informazione, e portiamo pazienza.

Si, è vero; i medesimi titoloni raccolgono consenso, fanno cassa di risonanza e cosa esprimono si diffonde a macchia d’olio su altri notiziari e tra la gente. Non solo; raccolgono un seguito giornalistico e popolare che supera quello che raccolgono notiziari in cui la meteo viene meno strapazzata e trattata in ben altro modo.

Per cui, sul piano del marketing, coloro che li scrivono sanno ben operare, rivelando, in tal senso, un merito che molti, tra l’altro, tendono anche sottolineare. C’è un problema, però; i meriti della scienza, così come dell’arte, non c’entrano nulla con il marketing. Non è il marketing che crea i meriti di scienza e di arte.

La buona scienza è quella che scopre e racconta il vero, la buona arte è quella che regala messaggi e valori universali; e senza che con tutto questo c’entri minimamente il marketing. Venendo a cercare di trattare la meteo per quello che è osserviamo che i vari modelli meteo, con le loro ultime emissioni, stanno descrivendo una settimana prossima all’insegna di un afflusso freddo continentale ancora in fase di esame, sia per quanto riguarda la direzione che l’intensità. E’, comunque, assi improbabile che si abbiano giorni di burian e di noccioli freddi dalla russia capaci di scatenare bufere di neve generalizzate.

Mai dire mai, ma le carte attuali, a meno di cambiamenti futuri, parlano chiaro. E parlano di una normale fase fredda, climaticamente in linea con il periodo, fatta della classica sbuffata da est e di correnti balcaniche. Di fatto il grosso della massa fredda sembra destinato a longitudini che stanno a est e sembra che la nostra penisola debba essere interessata solo da una sua diramazione. Vedremo.

Se poi qualunque sbuffata fredda fatta di venti orientali corrisponde al burian allora diciamo pure che arriva il burian; fa più effetto. Il disegno, riferito alla situazione generale prevista intorno ai giorni 6/7, ci racconta della significativa irruzione artico continentale destinata a balcani, mar nero ed egeo, e del coinvolgimento parziale della nostra penisola mediato da una diramazione in spinta retrograda, probabilmente destinata poi a perdere contatto con la grande irruzione sull’europa orientale.

Merita attenzione, su un piano teorico/didattico, la contrapposizione, segnata dalle due frecce viola, tra il grande flusso zonale ovest-est disposto molto a nord dal muro anticiclonico in estensione verso est o nord-est ed il flusso anti-zonale che, di conseguenza e per ragioni dinamiche, in questi casi si sviluppa alle basse latitudini…

Più anticiclone che irruzioni fredde.


Più anticiclone che irruzioni fredde…
L’equilibrio tra anticiclone ed irruzioni artiche, indicato in precedenza, tende a spostarsi a favore del primo.

Le ultime emissioni confermano la fisionomia generale di un profilo rossby con promontorio anticiclonico tra oceano ed europa occidentale e con onde secondarie relative in moto da nord a sud sull’europa orientale.

Le corrispondenti irruzioni, in veste di sacche successive, continuano a rappresentare possibili elementi di disturbo per il mediterraneo orientale e, in via estrema, per adriatico e centro-sud, ma, tendenzialmente e per la nostra penisola, con un grado che appare assai sfumato o di margine.

Di fatto i vari modelli danno l’indicazione di un blocco anticiclonico invadente che tende a mantenere piuttosto a levante il flusso settentrionale e le stesse irruzioni, ed ovvero all’altezza di penisola balcanica ed egeo.

Nulla vieta che, da qui a fine prima decade di febbraio, si possano determinare le condizioni di una maggiore influenza dello stesso flusso verso ovest e di relative retrogressioni, ma sempre nell’ambito di una situazione di margine o di confine ed in cui l’anticiclone mostra solidità e scarsa tendenza a cedimenti significativi.

Ecco che l’irruzione dei giorni 3/4, segnalata nei giorni scorsi come possibile causa di un episodio freddo per sud ed adriatico, perde di consistenza; ed ecco che perdono di consistenza, in tal senso, anche le irruzioni successive.

E, come detto, per quanto eventuali sbuffate fredde in grado di coinvolgerci, continuino a risultare possibili, è assai probabile che, al netto di una qualche irruzione in grado di rodere l’anticiclone, la configurazione generale tende ad escludere episodi freddi consistenti o degni di tale nome.

E semmai tende a considerare la possibilità di un periodo abbastanza stabile e non così freddo. Il disegno mostra la situazione prevista in quota intorno ai giorni 4/5, segnala il blocco anticiclonico invadente e segnala le onde secondarie che muovono circoscrivendolo e scivolando rapide all’altezza di balcani, mar nero e mar egeo…

Tra anticiclone ed irruzioni artico-continentali…


Si conferma, per i prossimi giorni, tutto quanto esaminato in precedenza ed ovvero il lento esaurirsi della fase depressionaria mediterranea ancora attiva sul centro-sud, quindi la temporanea relativa stabilizzazione a colpi di estensione anticiclonica verso levante e, a seguire, una ulteriore pulsazione meridiana dell’anticiclone atlantico a creare la possibilità di irruzioni, tendenzialmente maggiormente destinate ai settori orientali del mediterraneo.

In questo senso la possibilità di una irruzione artico-continentale degna di tale nome intorno ai giorni 3/4 febbraio guadagna credito ma non risulta ancora caratterizzabile nel suo grado di influenza per la nostra penisola.

La medesima sembra presentarsi, in ogni caso, come la classica sferzata artica in veloce transito ed a rapida evoluzione, associata ad un forcing nord-sud che, almeno al momento, non appare destinato a configurare una persistente azione fredda orientale. Il range delle possibilità relative alla traiettoria della medesima ampia saccatura permane, tuttavia, ampio e tale da non escludere un coinvolgimento della penisola, quanto meno parziale ed inclusivo di adriatico e centro-sud.

Tra una situazione nella quale la disposizione di flussi e centri barici tiene l’irruzione confinata ad est e quella nella quale si aprono spazi tali da accogliere la medesima irruzione più verso ovest corre la differenza che distingue un episodio breve con diminuzioni termiche moderate da un episodio di maggiore durata e con diminuzioni termiche di un certo rilievo.

Ed è evidente che quanto più la sacca artica avrà modo di transitare sulla nostra penisola e di coinvolgerci con ciclogenesi sul basso mediterraneo centrale o centro-orientale e tanto più avremo alcuni giorni nel segno dell’artico-continentale e nel segno del freddo.

Vedremo. Il disegno mostra la situazione generale prevista proprio intorno ai giorni 3/4 e descrive l’affondo nord-est/sud-ovest, quale indicazione perfetta di una rapida irruzione artico-continentale con obiettivo tendenziale la penisola balcanica ed il mediterraneo orientale.

Nel medesimo si può anche apprezzare la struttura baroclina di un profilo in evoluzione e che vede la depressione al suolo tra mediterraneo orientale e mar nero, ovvero ben a levante rispetto alla depressione in quota e quale segno di una azione che intende agire piuttosto ad oriente o, quanto meno, non in modo così diretto per la nostra penisola. Ma, come detto, è questa la prospettiva al momento maggiormente indicata dai vari modelli, tra i quali sussistono, però, anche prospettive ben più favorevoli ad una azione fredda più diretta…

Alta pressione delle Azzorre in arrivo sull’Europa occidentale e sul mediterraneo centro occidentale nella prossima settimana.

Grazie all’indice teleconnettivo Nao che sta diventando positivo, l’alta pressione delle Azzorre diventerà più invadente verso l’Europa occidentale.


L’alta pressione sarà in grado di deviare verso i Balcani, la Grecia e la Turchia le prossime irruzioni fredde che solo marginalmente interesseranno il versante adriatico centrale e il sud.


Tempo decisamente più secco al nord e lungo le zone occidentali.

A cura del dott. Centra Massimo

Anatomia della fase invernale in atto…


Una delle più classiche evoluzioni degli affondi artico-marittimi segnati da una ampia ed attiva saccatura ci porta all’altrettanto classica circolazione ciclonica mediterranea, tendenzialmente orientata a concentrarsi sul centro-sud. In tali casi la medesima evoluzione, segnata da forcing meridiani e da quelli della vorticità ciclonica, non può certamente essere rapida tant’è che la fase di maltempo e di instabilità non potrà non avere uno strascico più o meno lungo ed in graduale transito da nord-ovest a sud-est o da nord a sud.

Complessivamente il medesimo graduale sviluppo è, per ovvii motivi, da associare anche al contesto di una circolazione assi fredda in quota e di una circolazione che richiama aria fredda continentale nei bassi strati, le quali caratterizzano una tipica fase invernale.

Siamo o saremo per qualche giorno in una fase fredda ma, tuttavia, non siamo e, forse, non saremo, in una configurazione da grande freddo o di gelo, giacché il profilo dei flussi e dei centri barici, pur aprendo e consentendo un certo richiamo dai quadranti orientali, non si configura proprio come quello delle forti spinte artico-continentali o siberiane durature.

Se, nel mio disegno, osserviamo la situazione generale prevista intorno ai giorni 23/24, ed ovvero quando il sistema ha raggiunto il massimo grado di maturazione, possiamo individuare la disposizione dell’ampio vortice freddo in quota che abbraccia buona parte dell’area mediterranea, la mappa dei flussi dei bassi strati (frecce piccole) attinente al richiamo freddo suddetto che interessa le latitudini del centro europa e del mediterraneo settentrionale, e, nel contempo, una disposizione dei centri barici e dei medesimi flussi più da cut-off mediterraneo o da circolazione isolata che da saccatura artico-marittima o da dipolo aperto ad aria siberiana.

E’ pur vero che la stessa circolazione ciclonica, nei giorni successivi, è destinata ad entrare in fase con impulsi freddi da nord o nord-ovest in moto sull’europa orientale, ma nell’ambito di un suo progressivo confinamento verso sud-est e, a seguire, nell’ambito di un suo rientro nella grande circolazione e di un suo trasferimento verso levante (vedi frecce viola in sovraimpressione).

Tutto questo è anche da ascrivere a quanto gli ultimi run ci indicano per il lungo termine, associabile ad ulteriori rialzi barici meridiani in oceano ed a conseguenti spinte fredde meridiane sull’est europeo, ancora da interpretare se più o meno influenti anche per la nostra penisola o se tenute a distanza e ad oriente da un blocco anticiclonico più invadente…

Fa capolino l’inverno…

Quanto e per quanto tempo l’ampiamente descritta irruzione artico-marittima di fine decade farà fare all’inverno la voce grossa non è dato ancora di saperlo.

Troppe volte emissioni di medio-lungo termine hanno mostrato configurazioni assai invernali che poi sono completamente sfumate. Di fatto, poi, quando le stesse emissioni oscillano molto, come in questo caso, da un run all’altro, è buona regola attendere e dare loro una fiducia con riserva.

Detto questo e, come sempre, prendendo atto di quanto gli istituti meteo principali e più accreditati mostrano nel momento, c’è comunque da dire che le ultime emissioni spostano l’equilibrio meno nella direzione di un tratto molto moderato ed episodico e maggiormente in quello di un episodio invernale di un certo peso.

Il che non significa chissà quale inverno ma, certamente, la possibilità di una fase più fredda, in sintonia con il periodo e la possibilità di una di quelle fasi fredde che un normale inverno ed un normale gennaio forniscono.

Tuttavia l’incertezza riguardo all’intensità ed alla durata di una tale fase sussiste e sussiste in quanto ancorata ad un ventaglio di prospettive tutte meritevoli di un minimo di valore probabilistico e, più in sintesi, contestualizzabili nell’ambito di due sostanziali linee evolutive ben differenti tra loro.

A distanza di solo 24 ore, ad es., un prestigioso modello globale come quello europeo, rimescola le carte ed offre l’indicazione di una di quelle tipiche evoluzioni nelle quali il profilo generale assume quello simil rex-blocking e del jet stream che, almeno temporaneamente, devia il suo corso verso nord-est imprimendo al sistema delle onde la classica rotazione in senso orario e l’attivazione di forcing retrogradi alle medio-basse latitudini.

C’è però ancora chi associa alla medesima irruzione la connotazione di evento assai episodico ed associato ad un forcing occidentale molto meno in sintonia con la possibilità di strascichi freddi continentali e, al contrario, in sintonia piuttosto con un quadro più o meno mobile di ondulazioni che muovono da ovest e che non marcano sostanziali spinte meridiane.

I prossimi giorni sapranno, sicuramente, sciogliere la prognosi, dirci molto di più e con maggiori certezze. Il mio disegno si riferisce alla situazione prevista in quota intorno ai giorni 18/19 che conferma l’affondo artico -marittimo sostenuto da una discreta configurazione a pattern wave2 da rimonta in atlantico, mentre la simbologia vuole rappresentare, con la traccia dell’andamento di una isoipsa di riferimento, come la medesima isoipsa di quei giorni può evolvere, senza escludere ulteriori possibilità e situazioni intermedie, nelle due alternative direzioni sopra descritte…

Il freddo dell’immaginario


Il freddo che sarà o che farà, con tanto di date, è nella immaginazione di qualcuno o di qualche sito che ama scrivere cose che sembrano più ascrivibili al mondo delle fiabe che a quello della meteo seria. Nel bel mezzo della serie c’è anche chi scrive che il freddo più freddo della storia deve ancora arrivare. Beh, da qui a un tremila anni non possiamo escluderlo. Venendo a trattare della troposfera che potrebbe essere da qui a un 5-7 giorni e della spicciola e pragmatica previsione ancorata a fin dove si può arrivare per fornire forecast che godono di un minimo di credibilità il freddo che farà o che sarà possiamo tranquillamente escluderlo. Un minimo di maggiore dinamicità ed il transito, in un contesto mobile occidentale, di sacche che pescano in aria del nord-atlantico, sostanzialmente polare marittima, non possono corrispondere a scenari di freddo. Noto, ad es. che da qui al 20 gennaio, la previsione della temperatura max giornaliera collinare dei 150 mt sul centro-nord della toscana, indicata da molti riferimenti meteo, fornisce valori che oscillano tra 12 e 16 °C. Se questo si chiama freddo in gennaio allora temo di non aver capito cosa si intende per freddo. Se tutto quanto sto scrivendo non significa affatto che le analisi fornite dai vari istituti seri non possano cambiare anche da un giorno all’altro è altrettanto vero che quanto emesso al momento non regala, ai freddisti ed almeno da qui a metà mese, nessuna speranza. In dirittura di fine decade alcuni forecast fanno intravedere un affondo maggiormente degno di nota ed associabile a un rialzo meridiano barico in atlantico di maggiore peso che potrebbe significare una moderata ventata di artico marittimo ma da confermare e che sarà da verificare nei prossimi giorni. Il transito perturbato in atto, tuttavia, segna, quanto meno, quel certo cambiamento già descritto in precedenza e che vede un maggior dinamismo, una minore influenza del sub-tropicale e la possibilità di un maggiore affondo da parte di sacche atlantiche, destinate, evidentemente, a determinare una maggiore possibilità di precipitazioni e ad allineare le temperature su valori, se pur ancora generalmente appena sopra la media, appena più consoni al periodo. Il disegno corrisponde alla situazione prevista in quota a metà mese ed è assai chiaro nel configurare ancora un profilo ovest-est mobile e moderatamente ondulato, mentre la simbologia (dalle frecce grandi a quelle piccole), sulla base del movimento della sacca ancora a largo e destinata a muovere verso est o sud-est, serve a rappresentare la possibilità dell’affondo più incisivo e più freddo menzionato ed inquadrabile intorno ai giorni 17-19…

Un pò più di atlantico e di variabilità all’orizzonte, ma sempre con poco freddo.


La stagione continuerà a fare poco l’inverno e ad insistere su un contesto di matrice occidentale.

Con nessuna configurazione di correnti fredde all’orizzonte, almeno sino a metà mese ma anche oltre, l’unica variazione al tema che avremo nel corso del prossimo futuro sarà una minore influenza del sub-tropicale ed un certo modesto abbassamento in latitudine del fronte polare.

Davvero un pò poco, anche se quanto basta per passare da un tempo mite, nebbioso e relativamente stabile, ad un altro appena appena meno mite ed un pò più variabile e precipitativo.

Si consoliderà, dunque, l’azione di uno zonale relativamente teso o associato a moderate ondulazioni, capace, quanto meno, di fornire qualche elemento di dinamicità in più e con alternanza di fasi stabili e fasi moderatamente perturbate.

Il cambiamento menzionato, per la verità, non può proprio essere considerato così inapparente giacché sarà capace di fornire un tempo un pò meno mostruosamente mite e da sub-tropicale, nonché di fornire la neve in montagna e un pò di benefiche precipitazioni, ma non può neanche essere ascritto a quel sapore invernale che, seppur non così frequentemente, nel corso del mese di gennaio dovrebbe ogni tanto far capolino o presentarsi.

Del resto, e la faccenda è pertinente con quanto detto, l’analisi a livello emisferico mostra il medio ed il lungo termine di un vortice polare tutt’altro che disturbato, ed anzi, piuttosto in salute ed assai geloso della propria riserva fredda.

Il disegno si riferisce all’attuale situazione in quota nella quale spicca il promontorio foriero del tempo relativamente stabile e mite mentre la simbologia, a supporto di quanto sopra descritto, serve a mettere a confronto l’andamento attuale e quello previsto a metà mese, di una isoipsa di riferimento…

INVERNO INESISTENTE FINO A DATA DA DETERMINARE .

INVERNO INESISTENTE FINO A DATA DA DETERMINARE .

Stiamo assistendo ad una stagione fredda solo sulla carta.


Fino ad ora abbiamo registrato sul territorio nazionale temperature prevalentemente sopra la media, inizialmente a causa di correnti miti e piovose atlantiche, e poi dalla seconda decade di Dicembre da una persistente alta pressione sub-tropicale.


Tra le cause di questo clima così mite specie sull’Europa è da attribuire al forte vortice polare, che impedisce le discese fredde sulle medie latitudini e amplifica la corrente zonale mite da ovest verso est.


Il vortice polare stratosferico dovrebbe restare forte per tutto questo mese di Gennaio, causando poco freddo degno di nota sull’Europa e correnti prevalentemente atlantiche da ovest o da nord ovest.


Quindi per le prossime settimane è molto improbabile un importante riscaldamento della stratosfera, cioè il cosiddetto SSW.


C’è da dire che si potrebbe verificare un altro caso di ‘allungamento’ del vortice polare, lungo un asse che parte dall’Asia fino al Nord America.


Questo tipo di evento favorisce essenzialmente il Nord America con delle ondate di freddo.

A cura del dott. Centra Massimo

INVERNO CHE SI FARÀ ATTENDERE ANCORA PER MOLTI GIORNI.

Dal finire della prima decade di questo mese di Gennaio dovrebbero arrivare sull’Italia delle correnti dall’oceano atlantico umide ma poco fredde.

Dopo più di tre settimane di stabilità atmosferica causata dalla forte presenza dell’alta pressione sub-tropicale, si andrà instaurando un tempo più dinamico con alcune piogge specie al nord e lungo il versante tirrenico e neve sulle Alpi da quote medie.


Le temperature saranno in calo seppur solo di qualche grado e resteranno nel complesso sopra la media di riferimento.


Per assistere ad un tempo più invernale dovremmo attendere la seconda metà del mese.


Ed intanto ieri è stata una giornata molto calda per un mese di Gennaio in Europa. 🌡️

A cura del dott. Centra Massimo

GLI AMICI DEL FREDDO E DELLA NEVE POSSONO ANCORA SPERARE .

GLI AMICI DEL FREDDO E DELLA NEVE POSSONO ANCORA SPERARE .

Statisticamente i mesi più freddi dell’anno in Italia sono Gennaio e Febbraio.

Dalla fine della prima decade del nuovo mese delle intense depressioni atlantiche in transito verso l’Europa centrale potrebbero interessare anche l’Italia riportando delle precipitazioni, anche se in un contesto climatico nel complesso con poco freddo.
In seguito si potrebbe aprire la strada per qualche irruzione fredda.

A cura del dott. Centra Massimo

Un esame del vortice polare stratosferico…


Nel contesto di un vortice polare che si dimostra in netta salute e che promette un discreto livello di compattazione sino almeno ai primi di gennaio la speranza di vedere arrivare l’inverno, ovvero i termini di una stagione più consona al periodo, per alcuni si affida alla osservazione dell’andamento previsto di indici teleconvettivi, di vari parametri climatologici e di quanto avviene in stratosfera.

Al netto del fatto che certi grossi fatti stratosferici non è affatto detto che incidano in troposfera o che incidano sul tempo dell’europa e del mediterraneo guardare l’andamento del vortice polare stratosferico non è certo un peccato.

La storia ci insegna, al riguardo, ad essere, però, sempre molto cauti, perché ci ricorda di tanti promettenti major stratwarming che non ci hanno considerato di striscio; ma ci ricorda anche che, in qualche caso, gli stessi major sono quelli che hanno determinato eventi freddi come quello del gennaio 1985, o anche, in anni molto più recenti, la breve fase siberiana del fine febbraio 2018. E se è vero che certi andamenti stratosferici possono far sperare in qualcosa che somigli, non tanto al sopraggiungere di eventi freddi del genere ma, quanto meno, al sopraggiungere di fasi da considerare come invernali, va detto che l’attuale osservazione di quanto, nel merito, ci propongono prestigiose analisi come la NCEP/GFS, di spunti di interesse ne offre davvero pochi.

Come il VPT anche il signor VPS mostra di risultare alquanto solido per molto giorni, anche se con la possibilità di un suo disturbo apprezzabile per un processo di moderato graduale riscaldamento in sede pacifico/asiatica a partire dai giorni 4/5 gennaio. Per le speranze dei freddisti che si appellano ai major stratwarming davvero troppo poco. Ciò detto non bisogna neanche considerare che le fasi fredde siano per forza legate ai riscaldamenti stratosferici; tutt’altro. Il più spesso, infatti, le medesime si svolgono senza trovare alcun riscontro stratosferico.

Nel frattempo, dulcis in fundo, le ultime emissioni dei modelli fanno sparire, o quasi, dai radar, quella minima possibilità di un cambio stagionale in senso invernale che, alcuni di essi, avevano ipotizzato a partire dai giorni 5/6 gennaio, rimandando ulteriormente la faccenda a chissà quando. Ho disegnato quanto, in termini di isoterme (dal rosso dei -30 al blu dei -80) del VPS di 10hPa, NCEP/GFS prevede da qui a 240 ore, fissando il trend in tre step ed a schematizzare quanto sopra descritto…

Uno sguardo al lungo termine dei primi di gennaio


Guardare le carte che prevedono a 7-8 giorni od oltre, lo sappiamo, significa guardare ad ipotesi che, statisticamente, godono di un livello di probabilità abbastanza scarso.

Tuttavia, in certi casi, le medesime offrono, più che in altre situazioni, elementi di interesse. Ed in questo caso per il fatto che, prima o poi, questa persistenza di correnti occidentali o sud-occidentali ad invadenza sub-tropicale, dovrà pur terminare.

E se il percorso che le medesime mappe offrono indica che, difficilmente, le cose cambieranno da qui a 5-6 giorni, non può essere così casuale che, nel contempo, diano qualche indicazione di cambiamento per i giorni intorno all’epifania.

Stiamo parlando di un certo cambiamento, ovvero di un certo cambio di configurazione, che non significa necessariamente chissà quali rivoluzioni. Più o meno in tutti i modelli, infatti, si intravede, per quei giorni, un profilo del getto che, tra il vicino atlantico e l’europa occidentale, tende a deviare verso nord-est proponendo, di conseguenza, la possibilità di un più o meno ampio e di un più o meno invadente promontorio sul continente.

Ed ecco che, al netto del concretizzarsi di una tale evoluzione, si possono valutare tutte le varie ipotesi previsionali verso le quali un tale trend può sfociare, tra l’eventualità di ulteriori e più consistenti affermazioni anticicloniche (vedi frecce rosse piccole) e l’eventualità che, invece, la spinta anticiclonica si sviluppi in maniera tale da regalare un profilo simil rex-blocking, più o meno temporaneo, in cui prendono forza, alle nostre latitudini, componenti anti-zonali e flussi freddi da est o nord-est continentali.

Una tale possibilità è quella che ci mostra il disegno e che ci mostrano le frecce più grandi, riferito alla situazione generale prevista da ECMWF intorno ai giorni 5/6 gennaio…

Il grande e profondo vortice USA 🥶


Osservare quanto, meteorologicamente, sta accadendo negli USA, fornisce una ragione di interesse a tutti gli appassionati meteo costretti a non trovare altrettanti motivi di interesse presso il mediterraneo e zone limitrofe. Di fatto, per quanto irruzioni rilevanti nell’est USA non siano infrequenti, quella in atto è sicuramente una delle più intense degli ultimi anni se non degli ultimi decenni.

Non avrà una vita particolarmente lunga ma farà, per un paio di giorni almeno, il suo con gli interessi.

Irruzioni in quelle zone non sono infrequenti per ragioni di dinamica meteo e di orografia, che, in casi come questo, in cui una discreta ondulazione aleutinica dinamica fa il paio con un’area anticiclonica termica a nord sul glaciale artico, possono risultare particolarmente favorevoli.

Nel disegno si possono apprezzare, appunto: la ampia fascia anticiclonica estesa dallo stesso mar glaciale artico al pacifico del centro america, tagliata da una debole fascia depressionaria e da un annesso fronte stazionario in dissolvimento; la profonda azione vorticosa ad est in cui le disposizioni ancora moderatamente disallineate del vortice in quota e del vortice al suolo denunciano l’essenza di una circolazione ancora ben attiva che richiama, con venti molto forti, aria freddissima dell’artico.

La stessa circolazione, nelle prossime ore, andrà, comunque, progressivamente maturando, procedendo in un ulteriore approfondimento, ma evolvendo verso lo stadio vitale delle depressioni in cui l’asse della circolazione lungo l’altitudine assume una disposizione perfettamente verticale che prelude ad un progressivo indebolimento del vortice.

Quindi seguirà uno dei tipici corsi dei vortici invecchiati che, muovendo verso nord-est, rientrano nella grande circolazione ovest-est, e, in questo caso, tra l’altro, nell’ambito di un vortice polare che tende a ricompattarsi…

Freddo USA e clima mediterraneo a confronto…


Da qui a fine mese, e probabilmente anche oltre, relativamente ai nostri destini meteo cambierà davvero poco.

L’evento USA molto freddo in atto rientra nel quadro di quanto, sulla base di un profilo barico e di un pattern che coinvolge l’aleutino, può accadere in quelle aree e di quanto, seppur in forma più moderata, in quelle aree avviene con una certa frequenza.

Il medesimo evento freddo, dal valore storico, non sarà comunque di lunga durata ed andrà evolvendo velocemente in concomitanza di un vortice polare destinato a ricompattarsi e, nel caso delle nostre zone, a mantenere, se non ad acuire, il contesto di un corso sud-occidentale ancorato persino ad invadenti azioni sub-tropicali.

Questa mia elaborazione della attuale situazione isoipsica atlantica dei 500 hPa chiarisce bene la fisionomia indicata nella quale fa spicco la differenza di latitudine tra gli USA ed il continente europeo della distribuzione di certi valori di geopotenziale che nel disegno indico marcando in blu due isoipse di riferimento.

Tra la loro collocazione in USA e in scandinavia si può tracciare una linea immaginaria, interpretabile anche come una sorta di regressione lineare dell’andamento isoipsico lungo la longitudine ovest-est, che risulta ben inclinata e disposta da sud-ovest a nord-est in un modo assai significativo e che risulta una perfetta indicazione di una configurazione che privilegia indici teleconvettivi tutti spostati a favore di decisa curvatura negativa in oceano e di conseguenti ritornanti sud-occidentali sul mediterraneo.

Nulla di più favorevole, in tal senso, a qualcosa, per quanto ci riguarda, che poco somiglia al vero inverno e che ci rifornisce di un clima monotono, nebbioso, umido e relativamente mite. Sul quanto potrà durare una tale situazione è naturalmente meglio non sbilanciarsi, ma se sbirciamo le analisi di lungo termine, per quanto di scarsa affidabilità, non mi sembra che anche l’inizio del nuovo anno abbia una particolare intenzione di cambiare la tendenza…

Il mediterraneo degli inverni poco inverni…


La storia si ripete e non sorprende. Si ripete nei suoi modi, abbastanza frequenti, di mostrare affondi invernali degni di nota sull’est degli USA e contemporanee rimonte sub-tropicali o correnti sud-occidentali sul nostro mediterraneo.

Ai fini di una valutazione degli effetti del global warming e della evoluzione del clima nel corso degli ultimi tempi un tale confronto può anche avere un senso ma, verosimilmente, ha più senso la considerazione di quanto, e da parecchio tempo, sta accadendo all’area euro-atlantica, dove, molto di più che in passato, il ramo atlantico del vortice polare affonda a largo e verso sud o sud-ovest tenendo distante dal mediterraneo la corrente fredda groenlandese e dando respiro, al contrario, a rimonte del sub-tropicale.

E non è affatto inverosimile l’ipotesi secondo la quale tutto questo potrebbe essere legato ad una condizione di temperature più alte che in passato dell’oceano. L’esame degli indici teleconvettivi come NAO, AO, EA ecc., da questo punto di vista e come suggeritore, ai climatologici da una mano e la da offrendo un panorama, ahimé, poco allettante.

Essere di parte, ovvero parteggiare per la stragrande maggioranza dei climatologi che denunciano il global warming antropico o di una minoranza di ciarlatani che sposano la tesi secondo cui l’effetto dell’uomo sul clima è ininfluente, in questo caso non ha nessuna logica.

La scienza ha ben poco a che vedere con sogni, visioni fantastiche, palle di vetro, sensazioni personali, idee personali, simpatie pesonali. Ed impietosamente ci racconta, dati alla mano nonché ipotesi con i piedi ben saldi nel concreto scientifico, che l’effetto serra da gas prodotti dalle attività umane esiste eccome, e che sconfessarlo è come sconfessare che la terra è sferica o che il cielo è azzurro. Che poi esista chi ci racconta che l’effetto serra non esiste o che se esiste è compensato da controeffetti ambientali/astronomici non può meravigliare.

Chi crede a cretinate totali come l’oroscopo, cartomanzia, magia, e similari esisterà sempre. Ma, per fortuna, il mondo e la scienza sono andati avanti comunque, e non certo per merito di chi ci racconta come sarà il nostro 2023 nel lavoro, in salute ed in amore (robe da rigurgito e ribrezzo senza fine). Il mio disegno fissa la situazione prevista in quota (a 500hPa) intorno ai giorni 23/24 ed indentifica molto bene quanto sopra descritto.

Risulta evidente un cospicuo affondo, nelle vesti di un vortice molto profondo, sull’est USA (ne sentiremo parlare, certamente, in chiave di bufere di neve di tutto rispetto), e risulta evidente, ai fini di qualcosa che ci interessa più direttamente, la grande sacca groenlandese del VP che punta latitudini molto basse a largo in oceano con un asse di saccatura (vedi linea continua) orientato da nord a sud o da nord/est a sud/ovest, e con un asse di saccatura orientato ben diversamente da quell’orientamento nord/ovest-sud/est (vedi linea tratteggiata) che corrisponderebbe ad un corrente fredda in quota che scivola verso il mediterraneo e che ostacola le anomale rimonte del sub-tropicale…

In arrivo il bianco, si fa per dire, natale🌡️🌡️


Chi si rallegra del fatto che viviamo un clima tutt’altro che classicamente natalizio ed invernale perché si sta meglio, non si soffre il freddo, si può viaggiare e passeggiare con più libertà e si risparmia per il riscaldamento, deve rallegrarsi anche per il fatto che la temperatura del mediterraneo continua ad aumentare, che il limite in latitudine della siccità si sta alzando e che la troposfera ha a disposizione maggiore energia da dissipare così da poter o dover scatenare fenomeni intensi come le alluvioni lampo, i tornado, e cose del genere.

Altrimenti significa che usa il cervello a metà, o che, del cervello, senza offesa, la natura si è dimenticata di fornirgli l’altra metà, ovvero quella superiore che serve al ragionamento ed alla riflessione. Non che anche decenni e decenni fa non accadessero fasi meteo miti in inverno; accadevano, ma accadeva anche quello che normalmente in inverno deve accadere.

La prevalenza, da un pò di tempo, di inverni in cui dominano quadri come quello di questa fase o della fase che va maturando, devono essere ascritti ad un clima malato ed inquinato, tutt’altro che benefico.

Se qualcuno ha voglia di andare ad ispezionare le situazioni prevalenti di periodi corrispondenti a questo, degli anni ’30, ’40, ’50, ’60, ed anche più recenti dei ’70 e degli ’80, ed ovvero quanto ci offrono archivi ed estrapolazioni tecniche varie, scoprirà che una configurazione meteo come quella di questa fase risulta poco frequente, mentre risultano molto più frequenti situazioni in cui la compartecipazione di deviazioni del getto atlantico verso nord o nord-est e del susseguente richiamo retrogrado di un solido russo-siberiano fa il suo per regalare un clima che rende ragione di un natale ancora rappresentato da paesaggi innevati.

Fino a quando il natale sarà rappresentato da paesaggi innevati e candidi fiocchi non lo so. So che da tempo gli scienziati, salvo qualcuno che si spaccia per scienziato ma che scienziato non è e qualche ciarlatano che parla con la bocca ma non con la testa, richiamano al problema e, sulla base di dati tecnici incontrovertibili, indicano i rischi futuri.

Dopodiché ci si può anche rallegrare perché a natale abbiamo 18 gradi di massima, 10 di minima, un bel sole ed una stagione che sembra primavera. Che, però, è un pò come continuare a far festa sul titanic che affonda.

Il disegno della situazione generale prevista intorno ai giorni 22/23 inquadra perfettamente il contesto di un affondo in oceano con ritornante sud-occidentale e salita del sub-tropicale in mediterraneo; si può notare come tutto concorra nella direzione di correnti, sia in quota (frecce blu e rosse) che al suolo (frecce bianche) orientate da sud-ovest a nord-est, ed anche in modo marcato.

Ben diverse sono alcune situazioni relativamente frequenti in passato e molto meno frequenti da alcuni decenni che ho disegnato nella cartina in alto a sinistra dove le varie frecce segnalano situazioni in cui il getto propone andamenti opposti, anche di forti risalite verso nord ed in cui, vedi frecce piccole a destra, un apprezzabile russo-siberiano, termico o ibrido, guadagna territori verso occidente…

Giovedì 15 dicembre ❄️In arrivo neve a basse quote su Liguria e Piemonte. 🔔🟡 Allerta GIALLA in Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Lazio e Campania.

Nella giornata di domani, un’area di bassa pressione in arrivo dalla Francia verso il Mar Ligure, porterà, sull’Italia nord-occidentale, aria fredda nei bassi strati, insieme a precipitazioni diffuse su parte del centro-nord, che assumeranno, quindi, carattere nevoso fino a bassa quota sulle regioni di nord-ovest.

Sulla base delle previsioni disponibili, il Dipartimento della Protezione Civile d’intesa con le regioni coinvolte – alle quali spetta l’attivazione dei sistemi di protezione civile nei territori interessati – ha emesso un avviso di condizioni meteorologiche avverse. I fenomeni meteo, impattando sulle diverse aree del Paese, potrebbero determinare delle criticità idrogeologiche e idrauliche che sono riportate,in una sintesi nazionale, nel bollettino nazionale di criticità e di allerta consultabile sul sito del Dipartimento della protezione civile.

L’avviso prevede, dalla tarda mattina di domani, giovedì 15 dicembre, nevicate intorno ai 300-500 metri su Liguria e Piemonte, temporaneamente a quote più basse sul Piemonte meridionale, con apporti al suolo da deboli a moderati.

Sulla base dei fenomeni previsti e in atto è stata valutata per la giornata di domani, giovedì 15 dicembre, allerta gialla su gran parte dell’Emilia-Romagna e su Toscana, Umbria, Lazio e Campania.

Fonte:dipartimento protezione civile nazionale