Situazione bloccata: inverno assente o quasi per tutte le Festività

Il grafico (spaghetti media del modello americano gfs per i prossimi 15 giorni centrati in questo caso su Firenze) ci mostra concordanza anche su distanze previsionali meno attendibili (linee piuttosto chiuse sulle temperature con totale assenza o quasi di precipitazioni).

Già in questi giorni gli unici segnali invernali arrivano da quelle zone pianeggianti, conche o vallate chiuse al primo mattino, dove i termometri in caso di cieli sereni riescono a scendere meglio, anche con nebbie in molti casi
Sull’arco alpino molte località tra gli 800 e i 1500m vedono minime sottozero, ma anche ieri nella giornata di Natale lo zero termico si è assestato intorno ai 3000m con valori positivi tra i 2000m e i 3000m per larga parte della giornata.

Situazione ancora peggiore sull’Appennino, dove dalla Liguria alla Sicilia non c’è un filo di neve se non su quote molto elevate; nel caso del tosco-emiliano abbiamo avuto in questi giorni valori fino a 6° sopra lo zero a 1800/2000m, oltre i 10° sui 1000m e specialmente in Toscana, dove i cieli risultano nuvolosi o coperti per larga parte della giornata dallo scorso martedì, si sono registrati valori termici da fine ottobre/primi di novembre in assenza di fasi fredde: minime spesso pari o sopra i 10° con punte di 13° a Firenze e massime che nonostante lo scarso soleggiamento hanno raggiunto i 17/18 gradi.

Una lieve flessione in quota dovrebbe avvenire tra domani e il 30 dicembre con anche la possibilità di qualche scroscio di pioggia tra giovedì e venerdì nell’angolo nord occidentale toscano, la Liguria di levante e debolissime nevicate sparse sulle Alpi specie centrali a quote sicuramente sopra i 1500m (ma si tratterà in ogni caso di risibili episodi).

Tra la fine dell’anno e i primissimi giorni del 2023 l’anticiclone a contributo sub tropicale si rinforzerà nuovamente portando isoterme ancora anomale in quota.

Tralasciando tecnicismi e analisi approfondite sull’argomento, sembra che a breve possa verificarsi un Ese (evento stratosferico estremo) di tipo cold (cioè raffreddamento della stratosfera). Questi eventi a differenza di quelli warm tendono ad accorpare il vortice polare (serbatoio del freddo e motore delle perturbazioni) e quindi dovrebbero essere scarse le ondulazioni perturbate verso sud, con al massimo brevi onde corte ricucite dall’alta pressione e un dominio anticiclonico prevalente su buona parte del continente europeo.

Tutto questo ovviamente se dovesse avvenire propagazione e comunicazione tra strato e troposfera (quest’ultima la fascia atmosferica dove si svolgono gli eventi meteorologici che ci riguardano): anche in situazioni da condizionamento non si possono escludere comunque brevi e fugaci onde fredde, lisciate e quant’altro possa portare a brevi episodi invernali, ma da letteratura appunto i condizionamenti sono spesso e volentieri associati a lunghe fasi di stanca e assenza di condizioni perturbate invernali.

Sperando non sia così, perchè se è vero che il nord Italia, la Toscana e numerose altre zone hanno in gran parte rimesso a posto il lungo deficit idrico, non è comunque da auspicare un nuovo lungo stop (anche le nevicate alpine sono state poche e non avvenute in autunno (fase più propizia ai grandi accumuli sulle quote medio/alte e glaciali) che alla lunga si rivelerebbe nuovamente deleterio e porterebbe ai problemi dello scorso anno.

Proprio le varie fasi stanno rassomigliando moltissimo a quelle di fine 2021 e inizio 2022: una fase dinamica/perturbata tra novembre e dicembre e poi una prima parte invernale totalmente anonima, mite e senza precipitazioni.

Ovviamente si spera che dall’Epifania in poi le cose vadano in modo molto diverse dallo scorso anno, ma “un piccolo campanello d’allarme sta tornando a suonare”…

A cura di Simone Scarpelli

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