Braccio di ferro tra Atlantico e promontorio africano

Nella prima parte della prossima settimana un affondo nord atlantico punterà la Spagna per poi rimanere probabilmente stazionario tra penisola iberica e Francia occidentale (ieri alcune visioni modellistiche facevano avanzare velocemente il tutto verso est).

Questa manovra barica porterà ad una parziale risalita di aria calda nord africana specialmente verso le regioni italiane centro meridionali, che saranno sotto curvatura e protezione anticiclonica; mentre su alto Tirreno ma soprattutto nord ovest dovrebbero iniziare nuove piogge e particolarmente significative nelle aree più o meno colpite frequentemente negli ultimi 3 mesi (alta Lombardia occidentale, Piemonte, parte della Liguria e Alpi centro occidentali).

L’eventuale stazionamento della depressione per più tempo continuerebbe ad esaltare questo schema con conseguente aumento anche del richiamo caldo dalla Toscana in giù. Viceversa dovesse verificarsi una più rapida traslazione entrerebbero in gioco le restanti zone del nord e il medio/alto Tirreno, con delle precipitazioni e una riduzione del richiamo caldo al sud.

Quello che in ogni caso traspare è per il momento un’Italia poco protetta per tempi continui e in modo generale dall’anticiclone e quindi con propensione a fiammate anche significative, ma solo su parte del territorio nazionale e probabilmente non troppo durature.

Seguiremo gli sviluppi

A cura di Simone Scarpelli

C’è bisogno di pioggia al sud

Tra martedì e mercoledì prossimi potrebbe essere l’occasione per una passata una volta tanto abbastanza omogenea dal medio Adriatico verso le restanti regioni e anche per Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia.

Fenomeni forse più abbondanti per l’interno appenninico tra Abruzzo e Lazio e Molise, Campania.

Dopo la risalita della pressione tra oggi e lunedì, martedì un impulso instabile da nord ovest potrebbe inserirsi dapprima sul Ligure, ma scivolando veloce sul medio/basso Tirreno a portare appunto precipitazioni sulle regioni già citate.

In inverno queste zone hanno visto poco o niente e sarebbe importante in vista dell’estate.

Ancora però l’effettiva tipologia di ingresso, l’eventuale minimo e la direzione della perturbazione sono in fase di calcolo e saranno rimodulate via via nei prossimi giorni.

Nella fase iniziale del possibile peggioramento sarebbe nuovamente interessato da fenomeni moderati l’alto nord ovest, parte del nord est e interne tra Toscana, Umbria e Marche.

Ad oggi (ma ripeto che è presto per trarre conclusioni) quasi saltato il fiorentino a favore di aretino, senese e a scendere.

L’anno a Firenze viaggia sui 350mm (valore più alto dal primo gennaio degli ultimi 5/6, ma basta scendere o salire in regione per trovare anche punte superiori di 150/200mm

Il parziale del mese dopo le piogge del 1/2 maggio si attesta per il momento sui 25/30mm (media mensile 91/2020 circa 60mm)

Autore Simone Scarpelli

“Montagne russe”

E fin qui sarebbe tutto nella norma per un mese primaverile come quello di aprile (la Primavera a differenza della credenza/concezione di fondo errata dai più) è stagione di forti contrasti, anche di sole e caldo, ma non solo quello anzi…

La cosa che invece risalta nettamente fuori norma sarà la seconda ondata calda (con valori termici degni della metà di giugno nelle ore centrali della giornata) nel giro di una settimana.

Saranno freschi ancora di primo mattino sulle pianure e vallate chiuse, anche per ore di luce non ancora ai massimi e alba ritardata sotto ora legale.

Zero termico alpino nuovamente intorno ai 4000m, valori massimi che su quasi tutta Italia potrebbero toccare punte fino a 25°/27° e in questa occasione ancora più eclatanti al nord e Toscana per locali effetti di compressione unita a debole componente di brezza settentrionale; il Lamma (centro previsionale toscano) proporrebbe dei picchi fino a 29° su Firenze sabato e domenica.

Come sempre ripeto è accaduto in aprile, ma a risaltare sono adesso i valori sempre più alti che si raggiungono in quota e il fatto che tutto questo segue un “non inverno”.

Dalla metà della prossima settimana però correnti settentrionali e conseguentemente aria più fresca/fredda giungerebbero sul Paese, apportando un deciso calo termico: in molti casi si tratterà di un semplice ritorno in media dopo la sparata fuori scala del weekend, mentre per Triveneto, versante Adriatico e interno appenninico si potrebbero anche toccare valori leggermente sotto le medie di riferimento.

Il tutto andrà valutato nell’evoluzione, reale penetrazione e entità del raffreddamento, così come i fenomeni annessi. Quest’ultimi, come accade con configurazioni del genere (praticamente mai viste negli scorsi 5 mesi), sarebbero più probabili sul lato orientale della penisola e centro sud piuttosto che centro nord.

A cura di Simone Scarpelli

Dinamicità: la parola d’ordine per le condizioni meteo intanto dei prossimi 7 giorni.

Dopo le precipitazioni estreme sulle Alpi piemontesi (disagi e problemi a parte, una manna dopo 3 annate molto secche e tutta riserva alla fine del periodo primaverile), ci sarà un’altra veloce fase instabile tra domani sera e mercoledì: più debole e veloce a passare sul nord ovest (ma comunque con qualche fenomeno a tratti moderato tra alto Piemonte e alta Lombardia occidentale), più importante stavolta nell’angolo alpino nord orientale con una bottarella bianca di tutto rispetto che sembra confermarsi aggiornamento dopo aggiornamenti per le Dolomiti.

La quota neve potrà calare fin sui 1000m a fine episodio

Procedendo verso l’Italia centrale e meridionale fenomeni più sparsi e generalmente di poco conto, ma da valutare una discreta passata per le zone interne marchigiane e parte di quelle abruzzesi (modelli però non del tutto concordi).

Assai probabile che sul finire della prossima settimana transiti un’ulteriore perturbazione atlantica strutturata, da valutare ancora per quanto riguarda zone più interessate e quantitativi.

Le temperature si attesteranno più o meno nelle medie e un po’ più miti al sud nel prefrontale della saccatura appena citata.

Ieri sera si vedevano manovre fredde oltre i 7 giorni che oggi sono sparite nelle elaborazioni modellistiche.

Pur ovviamente considerando il danno di eventuali gelate tardive quando tutto ormai sta sbocciando ed è quasi fiorito con largo anticipo, sarebbe una delle rarissime volte in cui l’inverno dopo essere stato completamente assente non riuscirebbe a esprimere nemmeno un piccolo colpo di coda marzolino.

A cura di Simone Scarpelli

Possibili cambiamenti in seconda decade

Ben ritrovati

Per almeno un’altra settimana abbondante il quadro meteo non muterà: anticiclone dominatore con gli ingredienti di sempre caratterizzati da mitezza in quota (ugualmente al suolo nelle ore centrali della giornata dove soleggiato), inversioni termiche, nebbie, inquinamento.

Ci sono possibilità che intorno alla fine della prima decade di febbraio un impulso perturbato nord atlantico provi a far cambiare decisamente il tempo anche sul nostro Paese.
Troppo lontano ancora per darlo come assodato e difficilmente definibile anche nei possibili effetti/zone colpite.

In queste situazioni un affondo più o meno pronunciato o più o meno ad ovest porterebbe ad esempio ad un interessamento anche del nord ovest o un suo totale salto, così come precipitazioni abbondanti o invece assolutamente normali su Alpi, Appennino e resto delle regioni centro meridionali.

La possibilità che questa eventualità prenda corpo andrà quindi via via monitorata nei prossimi giorni e aggiornata nelle evoluzioni che di volta in volta mostreranno i modelli.

Il rischio di un affondo poco pronunciato e/o duraturo sussiste per la solita ingerenza dei campi anticiclonici da ovest.

L’evento sarebbe non certo invernale ma più autunnale nella dinamica e temperature: di sicuro comunque più che apprezzato per tornare a portare una piovuta degna di questo nome in molte zone (qui e al nord l’ultima risale al 6 gennaio), rifornire di preziosa neve le montagne a quote decenti sulle Alpi , forse ancora troppo alte in Appennino.

Vedremo

A cura di Simone Scarpelli

Significativa perturbazione atlantica tra venerdì e sabato seguita da aria fredda

Prosegue ancora oggi e per i prossimi 2 giorni il solito tipo di tempo in fotocopia ormai dal 20 dicembre: mitezza generale, minime spesso sopra zero (salvo rari casi) per copertura nuvolosa e umidità di stampo oceanico: pochissimi fenomeni precipitativi se si escludono pioggerelle e pioviggini sull’alta Toscana e il veloce fronte al nord est (sparso altrove) transitato la sera del 31.

Tra venerdì e sabato saremo però interessati da una saccatura più energica e profonda: arriveranno in un primo momento piogge anche al nord ovest e neve sulle Alpi da ovest a est (probabilmente meno presi i versanti settentrionali a favore delle zone meridionali e pre alpine, specie dovesse verificarsi un flusso prevalente di Libeccio (sud ovest) e meno di ostro (sud).

Entro sabato fenomeni di una certa consistenza anche in Toscana e su buona parte del medio Tirreno: pioggia fino a quote alte in Appennino in successivo calo e propagazione anche al restante sud Italia.

L’elevazione di un anticiclone di blocco verso latitudini settentrionali permetterà quindi la discesa di aria fredda e un calo deciso della quota neve là dove insisteranno fenomeni( centro sud).

A seguire molte opzioni sono possibili: 1) una prosecuzione dell’afflusso da nord est essenzialmente secco, salvo fenomeni da stau su medio/basso versante adriatico

2) una tenuta alta del blocco e contemporaneo isolamento di una cella di alta pressione sulla Scandinavia: questo farebbe migrare con movimento retrogrado anti zonale (est verso ovest) l’aria fredda e possibili interazioni atlantiche porterebbero neve bassa al nord (strada meno battuta al momento)

3) una spanciata veloce dell’anticiclone e ripristino di condizioni stabili anche se più fredde, ma con il grosso del gelo diretto sui Balcani e progressiva risalita termica in quota e poi al suolo.

Al prossimo aggiornamento

A cura di Simone Scarpelli

Altalena termica nel weekend

L’inverno meteorologico esordisce domani (secondo convenzione) con aria molto mite richiamata dal ramo caldo di una profonda saccatura atlantica, che sarà responsabile di maltempo soprattutto al nord est, Alpi, centrali tirreniche e parzialmente al sud.

Nevicate che dopo essersi affacciate a quote collinari su parte del nord ovest e sulle principali città della val D’Adige trentina saliranno fino a 2000m metri per alcune ore nella giornata di domani, per poi tornare a calare fin sui 1000m a fine episodio (quantitativi importanti sulle quote medio alte per Lombardia orientale, Dolomiti e Alpi Giulie).

Pioggia su tutte le quote in Appennino settentrionale: se nell’intervallo tra il pre frontale odierno, il fronte caldo e il fronte freddo di sabato si avranno alcune schiarite, non è difficile ipotizzare il raggiungimento di picchi vicini ai 20° dalla Toscana in giù domani pomeriggio.

Il passaggio dell’asse di saccatura atteso per sabato mattina tornerà a far calare il limite dei fiocchi bianchi sotto i 1500m sull’Appennino tosco emiliano e più a sud se ci saranno ancora fenomeni.

L’alternanza termica tornerà in fatti a pendere dalla parte del freddo già domenica per qualche giorno; un freddo comunque normalissimo per il periodo.

Dovendo poi dar credito alle carte analizzabili attualmente, la prima parte del mese di dicembre potrebbe vedere un flusso oceanico prevalente sulle fredde correnti artiche e qualche perturbazione con quota neve media intervallata da campi interciclonici con risalite pressorie.

Ci torneremo

A cura di Simone Scarpelli

L’atlantico si ferma: alta pressione prima, poi un veloce e moderato raffreddamento

Dopo 3 anni il finale di ottobre e la prima parte di novembre hanno visto una serie di fronti oceanici in successione, con in mezzo anche il tragico episodio alluvionale toscano.

Quasi esclusivamente colpiti i versanti tirrenici e il nord, con le nostre Alpi che hanno iniziato una stagione in controtendenza rispetto alla 21/22 e 22/23. L’innevamento (a quote fin troppo alte nei primi episodi e progressivamente più basse fino all’ultimo evento di ieri sera) risulta più che soddisfacente dai 2000m in su e di tipo autunnale, nonostante un po’ di vento nelle ultime ore. Certo dopo 2 anni secchi e un’estate distruttiva specie nella sua seconda parte per i nostri ghiacciai si potrebbe avere anche di meglio, ma di questi tempi non è affatto scontato.

I primi giorni della settimana entrante si apriranno con una distensione dell’alta pressione e mitezza generale: in quota non arriveranno isoterme fortemente anomale come in casi di pura risalita sub tropicale, ma comunque miti per il periodo.

Poi intorno a venerdì uno strappo del getto da nord ovest dovrebbe scivolare sul medio/basso Adriatico, portando precipitazioni in quelle zone più saltate negli ultimi 2 mesi e un certo raffreddamento quasi invernale specie in quota e specie sui versanti orientali soggetti al rientro delle correnti da nord est.

Possibile la prima neve appenninica trai 1500 e i 2000m, con puntate più in basso dovessero perdurare i fenomeni all’arrivo dell’aria più fredda.

Tutto è ancora in evoluzione e non da escludere un’ulteriore spallata dell’alta pressione ingombrante sulla Francia, con il fulcro depressionario ulteriormente spinto a sud est

Ci aggiorneremo

A cura di Simone Scarpelli

Variabilità perturbata soprattutto al centro nord

Prendendo il grafico spaghetti ensemble centrato su Firenze (ma il discorso potrebbe valere per diverse località del nord Italia) si nota come potrebbe proseguire una certa variabilità/perturbata atlantica, dispensando piogge sui settori centrali specie tirrenici e maggiormente al nord zone centro orientali (nord ovest più in ombra pluviometrica).

Nevicate alpine a quote decisamente alte per la stagione e mai sotto i 2500/2800m almeno nel breve termine

Tra domani e mercoledì transiterà quindi una nuova perturbazione, responsabile inizialmente di un nuovo richiamo caldo al centro sud e più in particolare sulle estreme regioni meridionali: negli ultimi aggiornamenti l’opposizione del promontorio anticiclonico non ci consente di dare ancora una definitiva prognosi sulle aree più colpite dai fenomeni e loro intensità.

Poi come detto altri impulsi di aria oceanica potrebbero farsi strada, ma il getto sembra voler restare forse un po’ troppo stirato e disteso sui paralleli con solo variabilità e non veri ed energici affondi perturbati. Dalla Toscana in giù e anche grossa parte del medio/basso versante adriatico le correnti assumerebbero curvatura addirittura più anticiclonica che ciclonica.

Necessiteranno ulteriori aggiornamenti

A cura di Simone Scarpelli

Anticiclone in totale dominio

Non chiamiamola “ottobrata”

Ormai ininterrottamente dal 10 agosto (salvo 2 parentesi con perturbazioni di tipo tardo estivo per break termico e distribuzione dei fenomeni- qui tra l’altro con la prima molto scarsa nei quantitativi di pioggia e la seconda nulla) l’anticiclone domina la scena con una componente quasi sempre sub tropicale.

Questo ha portato, ci porta e porterà ancora temperature nettamente sopra le medie del periodo: nel fine settimana il nuovo spostamento dei massimi pressori che hanno infuocato Francia e Spagna con valori decisamente folli per il periodo, porterà ad un ulteriore nuovo aumento con il weekend che vedrebbe ancora una volta possibile il raggiungimento o superamento della soglia dei 30° ad esempio sulla Toscana interna (record di 33° la scorsa domenica e lunedì a Firenze).

Ecco che parlare di ottobrate è totalmente fuori luogo; erano queste un periodo di breve durata con valori termici miti e che arrivavano quasi sempre dopo precedenti manifestazioni autunnali più nette e decise e che appunto riportavano per qualche giorno indietro il calendario (simili alla successiva estate di San Martino novembrina).

Qui parlerei semplicemente di una lunga anomalia: che il comportamento sia ai limiti del folle lo si vede dalle webcam provenienti dalle nostre Alpi: a prescindere di come poteva poi andare la stagione autunnale/invernale successiva (tante anche secche e per niente in linea con le aspettative), tra la fine di settembre e i primi di ottobre quasi sempre almeno dai 2500/2700m i ghiacciai rimanevano bianchi e coperti in seguito alla prime vere manifestazioni nevose.

Quest’anno solo 2 episodi tra la fine di agosto e oggi, ma che appunto hanno visto neve quasi esclusivamente over 2800m e in quantitativi esigui (eccetto in un caso sulle occidentali) e cancellata immediatamente da giorni e giorni con valori sopra lo zero anche h24 fino a 300 e passa m

Per il momento scenari di cambiamento solo solo abbozzati di tanto in tanto dal modello americano; si parlerebbe di metà mese, mentre l’europeo proporrebbe addirittura una no stop anticiclonica.

A cura di Simone Scarpelli

Tentativi autunnali?

Deboli e per nulla convinti almeno fino alla terza decade del mese

Stiamo assistendo a giornate nuovamente molto stabili e con caldo in aumento da nord a sud .

Lo zt in area alpina non scende sotto i 4000/4200m da ormai più di una settimana con frequenti puntate verso i 5000m e una prosecuzione (purtroppo) dell’ablazione estiva per i nostri apparati glaciali.

A metà della prossima settimana una debole forzatura del flusso sud occidentale non sarà comunque in grado di erodere in modo deciso questo forte campo anticiclonico, ma potrà in ogni caso dar vita ad un significativo ciclo d’instabilità pomeridiana in area alpina e localmente (molto sporadico e più debole) sull’Appennino.

Per ipotizzare cambiamenti più importanti e in grado di dare una vera svolta verso la stagione autunnale sembrano poco probabili almeno fino al 18/20 settembre.

Inutile ricordare come la mia zona sia ormai tra le meno interessate dalle precipitazioni e si ponga come una delle più asciutte della Toscana; intendiamoci bene: non si può parlare di siccità, ma sicuramente di deficit e piogge mal distribuite (solo in ristretti periodi ormai dal 2021) in un quadro nazionale che rispetto all’anno scorso ha visto comunque tantissime precipitazioni in più in Primavera ed Estate (su Firenze nello specifico siamo tutt’ora sotto le medie storiche di riferimento e con cumulato pari alla metà di quanto caduto su ¾ della regione , proprio in queste ristrette aree che appunto vanno dal fiorentino verso nord ovest e in parte sud est entro il confine della provincia di Siena).

Oggi il modello europeo ecmwf proverebbe a mostrare sussulti atlantici (come non si vedono da tempo) nella sua fine corsa. Ovviamente una configurazione che sarebbe foriera di piogge importanti al nord e Toscana, mentre almeno inizialmente attiverebbe un forte richiamo pre-frontale caldo al sud.

Altri modelli sono meno convinti e addirittura l’americano gfs vedrebbe il getto non in grado di affondare bene sul Tirreno supportato dalla saccatura principale, ma stirato e quindi apportatore di fenomeni sparsi in possibile successiva estensione a parte del versante adriatico.

Analizzerò i futuri movimenti per vedere se questa tendenza di massima verso un lento declino stagionale potrà essere o meno confermata.

A cura di Simone Scarpelli

Inizia l’autunno meteorologico e arriva una rimonta dell’alta pressione con configurazione a “Omega”

L’affondo di una goccia fredda a ovest della Penisola Iberica scatenerà la risposta di un promontorio stabilizzante nord africano, questa volta con asse più francese (lì e su parte dell’Europa del nord le anomalie calde maggiormente eclatanti).

L’Italia vedrà una stabilizzazione delle condizioni meteo e un caldo in aumento che non dovrebbe però sconfinare su valori troppo elevati o particolarmente sopra norma.

Da sottolineare una certa divisione tra settori occidentali e orientali. Almeno in una prima fase infatti il nord ovest, grossa parte del lato tirrenico e anche le Alpi (proseguirà quindi l’ablazione nevosa sugli apparati glaciali nonostante nelle valli di primo mattino si avvertirà un certo fresco settembrino, questo perchè la massa d’aria calda da come sempre i suoi effetti iniziali in quota) saranno i settori più caldi (possibili massime di 32/33 gradi su Toscana, parte del Lazio, zone interne del centro occidentali e Pianura Padana.

Il lato orientale (e specie sud orientale) avvertirà invece gli effetti di una seconda goccia fredda in azione tra Ionio ed Egeo, che su queste zone porterà ad un contenimento delle temperature per venti orientali; gli stessi invece che sul lato tirrenico potrebbero alzare le massime il giorno (effetto foehn) e rimescolare l’aria durante la notte con calo termico comunque attivo ma non in tutta la sua potenzialità.

Le 2 basse pressioni ai lati di un promontorio anticiclonico rappresentano appunto quella che in meteorologia si chiama “configurazione ad Omega”

Ad oggi, con tutte le dovute cautele del caso, sembrerebbe una fase piuttosto duratura e a seguire anche la parte del sud più scoperta potrebbe venire inglobata in modo maggiore dal promontorio, in attesa che qualcosa poi affacciandosi da ovest possa faticosamente e alla lunga erodere l’alta pressione.

In definitiva: niente che non si sia mai visto a settembre, ma se dovesse durare più del dovuto, la circolazione autunnale che porta il messaggio piovoso atlantico potrebbe latitare ancora a lungo. Nessun problema per tutte quelle zone (anche numerose) in cui è piovuto bene negli ultimi mesi.
Meno bene per le poche altre (ci metto sicuramente la mia e la Liguria di ponente) in cui le piogge sono state scarsine e frammentarie

Ovviamente se devo dare un parere personale meglio una situazione bloccata adesso che a ottobre e novembre mesi principi dell’autunno per eccellenza

Ma appunto vediamo quanto potrà essere duraturo questo blocco circolatorio

A cura di Simone Scarpelli

Primo weekend di agosto con sfumature settembrine???

Da qualche giorno i modelli stanno proponendo una possibile discesa di aria nord atlantica verso latitudini abbastanza basse considerato il periodo stagionale.

In particolare i calcolatori d’ “oltreoceano” (l’americano gfs e il canadese gem) vedrebbero la penetrazione netta verso sud della perturbazione; stante la provenienza da nord ovest verso sud est sarebbero da attendersi fenomeni più probabili e significativi sul nord est, confini tosco emiliani e poi a scendere su buona parte del versante adriatico e zone interne del centro.

La nota di rilievo però sarebbe il calo termico veramente importante con lo sfondamento dell’isoterma +10° (media a 1400m) su parte del nord Italia (l’uscita ufficiale calcolava anche qualcosa meno stamattina) e quindi un quadro termico da break di fine estate più che da inizio agosto.

I modelli europei riprendono in larga parte l’idea dell’ingresso perturbato, ma con evoluzione più veloce, più occidentale (e che quindi darebbe più precipitazioni sul Tirreno) e un calo termico meno estremo, che porterebbe sicuramente in ogni caso sotto le medie del periodo grossa parte d’Italia per qualche giorno.

Davanti a questa previsione si pongono 7 giorni abbondanti di distanza, un territorio complesso come quello italico, protetto dalle Alpi che sono sempre “croce e delizia” per i calcolatori nell’individuare fino all’ultimo momento le traiettorie e i reali effetti dell’ingresso di una massa d’aria settentrionale e soprattutto i numerosi ri-calcoli a cui è soggetto l’elaboratore via via che si avvicina la scadenza previsionale, anche dovendo considerare quanto potrà essere attiva l’erosione al promontorio anticiclonico che nel frattempo a metà settimana si farà nuovamente più invadente al centro sud del Paese.

Vedremo quanto di questa visione troverà poi riscontrò nella realtà

A cura di Simone Scarpelli

L’africano ci riprova

Ad oggi (mancano più o meno 5/6 giorni alla fase in cui dovrebbe iniziare il richiamo molto caldo sub tropicale) è ovviamente impossibile determinare intensità, aree più colpite e soprattutto durata della fase sopra le medie, che se appunto in dubbio riguardo a questi parametri appare ormai con probabilità di realizzazione superiore al 70% e da giorni inquadrata dai principali modelli matematici.

Qui è rappresentata la media delle varie corse o perturbazioni del modello europeo ecmwf, in cui si nota ben delineato (per la distanza temporale) il promontorio nord africano richiamato dall’affondo di una saccatura atlantica a ovest del continente.

Ieri sera l’uscita ufficiale del modello era ai limiti del record come intensità dell’ondata di calore e avrebbe infuocato medio/alto Tirreno +grossa parte del nord ovest. Stamani l’asse verrebbe visto più con direttrice verso le regioni centro meridionali e poi nord est, lasciando però lentamente più scoperto il lato ovest; cosa che potrebbe appunto far pensare ad un’onda mobile almeno per il nord del Paese che potrebbe quindi venir interessato (almeno sulle Alpi) da qualche successiva instabilizzazione.

Ma come detto non è il caso di sbilanciarsi in conclusioni affrettate in un senso o nell’altro.

Più probabile invece che il centro e il sud vedano la fase calda più duratura da quando è cominciata la stagione, con meno possibilità di abbassamento delle code dei fronti atlantici, anche secondo una statistica che vedrebbe dalla Toscana in giù il periodo più secco dell’anno dai primi di luglio al 10 agosto.

Proprio la persistenza è una discriminante molto importante per definire la durezza di un’ondata di calore: se arrivano picchi puntuali (anche record) questi rimangono appunto come numeri per le statistiche, ma il vero disagio è dovuto senz’altro a situazioni bloccate che magari non ti portano i 40° ma una lunga sfilza di valori over 35° come accadde a luglio 2022 (al momento una visione del genere è supportata dal modello americano)

Non resta che attendere e vedere cosa ci riserverà la Natura

A cura di Simone Scarpelli

Progressivo rialzo della pressione, fine dell’instabilità anche al sud e da lunedì vampata africana

Abbiamo in questo momento comunque una data di inizio , ma probabilmente anche una di fine o comunque di attenuazione. Nessuno può ovviamente dire quale sarà il proseguo dopo la probabile attenuazione: l’estate potrebbe proseguire vivibile, presentare altre fiammate ecc ecc, ma se questa dovesse essere l’evoluzione ci troveremmo nuovamente ( maggio e prima metà di giugno sono stati tutt’altra cosa rispetto al 2022) con evidenti differenze rispetto allo scorso anno in cui, salvo brevissimi momenti, vivemmo praticamente un’unica onda di calore dalla fine di maggio alla metà di agosto.

In ogni caso durante la prossima settimana le zone più soggette sperimenteranno picchi fino a 33°/34° con locali punte di 35°/36°, fino a sfiorare i 40° (forse solo in rare situazioni) tra Sardegna, sud della Sicilia e circoscritte zone pugliesi.

Il caldo (anche se minore nei picchi) sarà più umido in pianura padana e più continentale al centro sud.

Dicevo appunto della possibile fine: intorno al 23/34 del mese, il getto atlantico in scorrimento tra Francia, nord delle Alpi e resto dell’Europa centrale potrebbe flettere il campanone sub tropicale rispedendolo nei luoghi di origine e favorire un tempo comunque nel complesso estivo, ma di stampo oceanico e quindi decisamente più vivibile.

Vedremo appunto nei prossimi giorni se tutto il quadro tracciato potrà trovare conferma nelle sue varie fasi

A cura di Simone Scarpelli

Ciclogenesi violenta in formazione

Dopo la frequente instabilità avuta in questi ultimi giorni, tra domani sera e martedì si formerà in poche ore sul basso Tirreno una ciclone Mediterraneo con possibile raggiungimento di valori minimi pressori intorno ai 990HPa.

Questo porterà sicuramente ad un tipo di tempo perturbato su diverse regioni meridionali (probabilmente più sul lato occidentale rispetto a quello orientale) e forti venti.

A seguire la risalita dei fenomeni interesserà grossa parte del versante Adriatico fino al nord est (da valutare se saranno prese dalle precipitazioni anche le relative Alpi).

Per la regione Toscana i modelli non sono tutti concordi: si passa da visioni che prevedono alcune precipitazioni specie sul sud regione e grossa parte del crinale appennino, con le zone interne pianeggianti in “ombra pluviometrica” per il richiamo di correnti da est/nord est a seccare la colonna d’aria ai versanti sottovento, mentre altri (tra cui l’europeo) vedrebbero comunque un cospicuo sfondamento sulle zone centro settentrionali orientali.

Fenomeni forti in quelli esposti e quindi di conseguenza (purtroppo) molto intensi nuovamente su Emilia e Romagna (in particolare quest’ultima) e si spera lontani dagli incredibili quantitativi dello scorso 2 maggio. In realtà alcuni aggiornamenti modellistici propongono nuovamente scenari critici

Prestare in ogni caso la massima attenzione in quelle zona, dove i terreni sono già fortemente saturi

Le temperature caleranno sotto i fenomeni, ma non saranno così fresce/fredde, in quanto si farà sentire (almeno in una prima parte) il richiamo di aria nord Africana.

A cura di Simone Scarpelli

Ad inizio settimana fase fredda per Europa centro-orientale con risvolti anche in Italia.

Dubbi sulla durata e possibilità di interessamento della Pasqua

Sono di ieri i dati di caldo record tra Spagna, Francia meridionale e Canarie.

Già dal fine settimana su una buona fetta d’Europa aria artica porterà invece temperature decisamente fredde alla quota degli 850Hpa, con diversi effetti e risvolti al suolo.

Ovviamente si sprecheranno i titoli, le sparate e molte altre “amenità” sul ritorno dell’inverno.

Come più volte ribadito siamo in Primavera e queste sono proprio le caratteristiche che ci si aspetta da una stagione di transizione: fasi stabili, fasi piovose, fasi miti/calde alternate o sostituite bruscamente da altre fresche/fredde.

Le condizioni più fredde che interesseranno anche il nostro Paese specie da lunedì/martedì non sono quindi un ritorno dell’inverno, ma uno dei volti della stagione primaverile.

Ho inserito volutamente il grafico spaghetti della mia città dove si nota molto bene il calo termico, seguito da alcune giornate sotto le medie di riferimento in una condizione prevalentemente asciutta (ritornando a quanto già detto sul calo della piovosità in Toscana negli ultimi 4 anni da marzo a maggio, che nulla vieta possa essere solo transitorio); condizione asciutta che toccherà anche al nord eccetto veloci rovesci stasera tra alta Lombardia e relativi settori alpini+ grossa parte delle Alpi confinali, unitamente a qualche rovescio tra sabato e domenica anche su basso Veneto, Emilia Romagna e Appennino toscano in veloce e parziale sconfinamento.

Come già discusso nel precedente intervento, si avranno invece precipitazioni sparse e localmente moderate al centro/sud e probabilmente più intense all’estremo sud.

Nelle altre carte qui allegate potete invece vedere quelle che erano le temperature (pari quota) durante le scorse festività natalizie e quelle che invece dovremmo avere a metà della prossima settimana.

Si toccarono (così come nel 2021) punte diffusamente superiori all’isoterma +5° con locali picchi a+10°; per contro sono in probabile arrivo punte fino a -3°/-4° su diversi settori del centro sud specie orientali e locali punte di -6°/-7° al nord (ricordate sempre che mi riferisco alla quota dei 1400m).

Gli effetti al suolo saranno ovviamente ben diversi rispetto a quanto avrebbero potuto portare nel pieno della stagione invernale, ma localmente su pianure e conche (dovessero placarsi i venti) non sarà così difficile assistere a gelate tardive.

Dicevamo appunto dei dubbi sulla durata: se stamani il modello americano e molti altri vedono una prosecuzione degli impulsi freddi e addirittura una loro completa retrogressione con implicazioni perturbate più miti e umide a seguire, l’europeo ecmwf pone invece il 6 aprile come fine della fase fredda, che sarebbe ricacciata verso est e sostituita da aria molto mite subito dopo.

In ogni caso adesso sarebbero state forse da preferire fasi più miti alternate a fronti atlantici in grado di dispensare piovose correnti sulle zone del nord Italia in forte deficit/siccità da ormai 2 anni, ma la Natura ha deciso per ora per uno schema diverso.

Seguiremo l’evoluzione

A cura di Simone Scarpelli

Perturbazione da nord ovest entro domenica sera seguita da una moderata fase fredda

Inizio subito col caratterizzare il tipo di perturbazione in ingresso, che sulla falsariga di quanto accaduto con elevatissima frequenza in questi ultimi 2 anni proverrà dalla Francia, ma senza affondare verso sud e approfondirsi; bensì sarà spinta velocemente verso est.

Si attende quindi il consueto salto delle zone pianeggianti tra Piemonte e Lombardia occidentale, pochi fenomeni in generale al nord eccetto le basse pianure del nord est e un po’ di neve alpina (specie sull’arco orientale e sulle confinali centro occidentali).

Le Dolomiti potrebbero vedere un primo veloce passaggio tra domani sera e sabato, come ramo caldo nella coda di un sistema perturbato più attivo sull’Europa centro settentrionale.

Domenica sera attesi veloci rovesci in Toscana, che poi si concentreranno lunedì (e probabilmente per parte del martedì) sul medio/basso versante adriatico con neve in calo sul relativo Appennino. Rimarrebbe più sottovento il medio/basso Tirreno.

Capitolo temperature: arriverà appunto aria più fredda alla rotazione delle correnti dai quadranti settentrionali nella giornata di lunedì. Niente di così eclatante e abbastanza tipico delle scodate di inizio primavera che quasi ogni anno ci fanno visita tra fine marzo e prima parte di Aprile (basti ricordare la fase molto fredda di fine marzo 2020 e la discesa artica con fenomeni nevosi molto bassi lo scorso 2 aprile, oltre a numerose che si ritroverebbero spulciando gli archivi meteoclimatici).

Aria fredda per la verità già meno accentuata con gli ultimissimi aggiornamenti e che darà i suoi massimi effetti al nord est e versanti orientali della Penisola.

Alla calma del vento non saranno da escludere gelate tardive in qualche area pianeggiante, conche e altipiani

Già da mercoledì si affaccerà da ovest il respiro più mite nord africano, a causa dell’affondo di una saccatura atlantica più a sud ovest e che comporterà una veloce risalita termica sia in quota che al suolo e temperature probabilmente molto miti al centro sud.

Se la saccatura dovesse poi evolvere verso est, porterebbe ad una classica (e direi magari finalmente) configurazione foriera di piogge importanti al nord ovest+arco alpino, inserite in un letto di correnti meridionali umide e perturbate.

Come sempre valuteremo passo passo la possibile evoluzione

A cura di Simone Scarpelli

Cambio di circolazione: freddo sul nord Europa, flusso atlantico zonale sull’Italia. Ma ancora scarse le precipitazioni per il nord del nostro Paese

Il riscaldamento stratosferico (che molti troppo spesso considerano come assoluto “arbitro” delle nostre vicende e magari sbandierano già con settimane di anticipo quale portatore di intense e storiche ondate di gelo) è avvenuto e come effetto ha avuto quello di portare ad un aumento di pressione tra Islanda, Groenlandia e Artico canadese.

Il lobo siberiano del vortice polare troposferico ha iniziato quindi a compiere un movimento anti zonale (da est verso ovest) ad alte latitudini: Sta già portando temperature fredde tra Inghilterra e ovest della penisola scandinava, ma tenderà a ritirarsi con il suo core freddo ancora più a nord e contemporaneamente completare un affondo in pieno Atlantico.

Questo ci porterà un tipo di correnti tese e zonali da occidente verso oriente e proprio per il mancato affondo che avrebbe generato poco a ovest del nostro paese un flusso meridionale o sud occidentale, mancheranno quelle intense precipitazioni (che latitano ormai da mesi per non dire 2 anni) sul nord ovest e anche tutte le aree delle alte pianure del settentrione +Alpi.

In realtà i fenomeni saranno scarsi anche sulle restanti aree pianeggianti, per presentarsi un po’ più significativi su alcune regioni tirreniche.

Piogge a tratti fino a 30/40mm nell’arco della settimana potrebbero interessare l’angolo toscano nord occidentale, più deboli e intermittenti sul resto della regione; a seguire sparse e localmente significative tra basso Lazio, Campania e relative coste.

Poche come già dicevamo le manifestazioni nevose in zona alpina, limitate a rovesci qua e là sul nord est e fenomeni moderati/forti invece su grossa parte dei settori esteri (specialmente confini francesi tra Piemonte e Valle d’Aosta e più nella seconda parte della settimana). Le nevicate saranno comunque su quote medio/alte, scatenando anche ventilazione sostenuta di foehn sui versanti italiani, con locali effetti di forte riscaldamento per l’aria secca in caduta.

Quadro termico mite quasi primaverile un po’ su tutto il Paese: volendomi spingere oltre, c’è la possibilità di una più netta e calda (per la stagione) rimonta sub tropicale tra una settimana circa. Questo movimento potrebbe poi fungere da apripista per l’arrivo delle sospirate e vere correnti atlantiche perturbate? Se si, avrebbe il comportamento di quello che tecnicamente chiamiamo pre-frontale e magari non una figura anticiclonica in grado di “mettere a lungo le tende. Ma capite bene che stiamo facendo solo vaghe ipotesi vista la distanza (si parlerebbe minimo di metà mese)

Per ora quindi le condizioni di secca (ad eccezione di quelle ristrette zone basso piemontesi e emiliano romagnole che hanno visto nevicate tra domenica scorsa e mercoledì) rimarranno ancora per diversi giorni sulle aree del nord già duramente provate.

A cura di Simone Scarpelli

Entro il weekend netto aumento termico in quota

Si guadagneranno fino a 15° in più a 850HPa (1400m circa in libera atmosfera)

Temperature che dopo il gelo di questi giorni prenderanno connotati pre-primaverili in montagna.
Sarà invece ancora piuttosto freddo di primo mattino nelle pianure, conche, vallate, altipiani, là dove lavorerà l’inversione termica e si sarà depositata la massa d’aria fredda e densa al suolo.

In questi spaghi (grafico della media e vari scenari perturbatori del modello americano gfs ) si nota molto bene quanto detto.
Ho preso le località di Torino, Canazei e Firenze, perchè tutte e 3 saranno accumunate dal forte aumento , che avverrà anche al sud (ma meno intenso per le regioni meridionali orientali).Su nord Italia e Toscana ancora una volta l’ingombranza dell’anticiclone produrrà i suoi massimi effetti di mitezza in quota.

Da notare inoltre come la parte bassa del diagramma (quella inerente alle precipitazioni) sarà totalmente improntata ad una lunga durata della già attuale fase secca, che se per la Toscana ancora non creerebbe troppi problemi viste le piogge abbastanza generose tra dicembre e gennaio e ancora un discreto innevamento sui monti, sarebbe invece nuovamente devastante per il nord ovest (dove non piove in modo regolare e abbondante ormai da un anno e mezzo) e anche per tutto l’arco alpino: abbiamo al momento valori di innevamento intorno al metro su quote medie (2000/2500m) e localmente anche qualcosa meno.

Per il secondo anno di fila quindi si tratta di un netto deficit: responsabile non tanto l’inverno (che è comunque stagione più secca al nord ovest e su buona parte delle Alpi, anche se è comunque sbagliato ridurlo semplicisticamente a questo luogo comune, visto che il comportamento attuale degli ultimi 2 inverni è per alcune zone praticamente desertico), quanto per un autunno che come il 2021 ha visto scarsissime nevicate da richiamo meridionale; quelle che per intenderci portano le “metrate” in quota con i flussi perturbati profondi tra ottobre e novembre.

Insomma: impossibile dire se la fase invernale in corso potrà essere stata l’ultima di rilievo per quest’anno, ma sicuramente dovremo iniziare a sperare in un messaggio perturbato oceanico o nord oceanico, per non trovarsi nella situazione siccitosa del 2022 e che in alcune regioni/zone specie del nord Italia non si è praticamente mai conclusa.

A cura di Simone Scarpelli

Fase fredda da lunedì

Ma sarà l’inizio di un vero e lungo periodo invernale o una toccata e fuga?

Passato questo weekend che vedrà comunque più inverno sui settori del medio/basso Adriatico e più mitezza sul nord ovest anche per venti caldi in caduta dalle Alpi, una goccia fredda dalla Scandinavia si affaccerá da nord est per l’elevazione del promontorio anticiclonico verso nord.

Le temperature saranno in forte calo da nord a sud, mentre dall’esatta collocazione di questa discesa potranno formarsi eventuali minimi di pressione a premiare certe zone del Paese piuttosto che altre (escluso quasi certamente dai fenomeni il nord).

Da qui poi si aprirebbe un bivio:la maggior parte dei modelli vedrebbero non reggere il blocco anticiclonico; di conseguenza l’alta pressione tornerebbe a schiacciarsi sull’Italia e a deviare verso est le masse d’aria fredda stazionanti sull’Europa orientale.Il tempo rimarrebbe freddino in condizioni prevalentemente anticicloniche e senza nulla di così importante da segnalare.

Il modello americano vede invece da giorni il perdurare del blocco sul Paesi del nord:blocco che poi ruoterebbe verso est, isolando una cella di alta pressione sulla Scandinavia (regime Scand +).

Così facendo la massa d’aria gelida continentale partirebbe in retrogressione verso ovest (movimento antizonale alla circolazione dell’emisfero nord che avviene prevalentemente da ovest verso est), per poi andare ad interessare direttamente grossa parte del Paese e probabilmente formare minimi di pressione in grado di convogliare umidi correnti da ovest/sud ovest, che porterebbero a nevicate facilmente su quote pianeggianti.

Insomma grosse differenze a distanze nemmeno così eccessive; ma sicuramente di difficile lettura per la complessità e la riuscita della manovra descritta.

Ne sapremo qualcosa in più a breve.

L’unica certezza é per adesso il muro totale alle correnti atlantiche (situazione ovviamente penalizzante per le zone più a secco del nord ovest e Alpi), a meno che appunto non si compia la totale retrogressione e lo smantellamento del pattern delle figure bariche ormai da tempo bloccato e che vede anticicloni sempre molto ingombranti tra ovest Europa e nord ovest italiano.

Seguire passo passo: perché siamo aperti al momento a tutte le soluzioni

A cura di Simone Scarpelli

Arrivano conferme: settimana prossima l’inverno bussa anche in Italia

Vista la complessità del territorio, difficilmente tutte le regioni/zone geografiche potranno essere interessate da precipitazioni abbondanti o dai massimi effetti della massa fredda in arrivo.

Si comincia tra domenica sera e lunedì: una prima perturbazione con direttrice ovest est che porterà essenzialmente fenomeni su alta Toscana, nord est (più pianeggiante che alpino visto lo scarso contributo delle correnti meridionali a favore di quelle occidentali).

Poi un’elevazione dell’anticiclone delle Azzorre in Atlantico veicolerà aria artico marittima su grossa parte d’Europa e anche da noi. Sarebbero da attendersi più fenomeni al centro sud piuttosto che al nord nel caso che gli impulsi (probabilmente 2/3 in successione) scendano con direttrice meridiana contro il baluardo alpino; più diffusi e con nevicate su le zone centro orientali alpine del nord dovessero formarsi minimi sull’alto Tirreno.

Abbondantemente preso l’Appennino con quota neve difficilmente sotto gli 800/1000m, ma entrassero rovesci concomitanti con l’aria fredda, in Toscana si potrebbe occasionalmente scendere sotto tali quote con anche manifestazioni di graupel.

Quote ancora più basse in alcune zone del settentrione ad oggi poco chiare

Ancora una volta potrebbe rimanere quasi del tutto fuori dai giochi quella parte del nord ovest compresa tra le pianure piemontesi e la Liguria di ponente.

Seguiranno aggiornamenti via via che impulsi e traiettorie degli stessi saranno meglio compresi dai modelli

A cura di Simone Scarpelli

Situazione bloccata: inverno assente o quasi per tutte le Festività

Il grafico (spaghetti media del modello americano gfs per i prossimi 15 giorni centrati in questo caso su Firenze) ci mostra concordanza anche su distanze previsionali meno attendibili (linee piuttosto chiuse sulle temperature con totale assenza o quasi di precipitazioni).

Già in questi giorni gli unici segnali invernali arrivano da quelle zone pianeggianti, conche o vallate chiuse al primo mattino, dove i termometri in caso di cieli sereni riescono a scendere meglio, anche con nebbie in molti casi
Sull’arco alpino molte località tra gli 800 e i 1500m vedono minime sottozero, ma anche ieri nella giornata di Natale lo zero termico si è assestato intorno ai 3000m con valori positivi tra i 2000m e i 3000m per larga parte della giornata.

Situazione ancora peggiore sull’Appennino, dove dalla Liguria alla Sicilia non c’è un filo di neve se non su quote molto elevate; nel caso del tosco-emiliano abbiamo avuto in questi giorni valori fino a 6° sopra lo zero a 1800/2000m, oltre i 10° sui 1000m e specialmente in Toscana, dove i cieli risultano nuvolosi o coperti per larga parte della giornata dallo scorso martedì, si sono registrati valori termici da fine ottobre/primi di novembre in assenza di fasi fredde: minime spesso pari o sopra i 10° con punte di 13° a Firenze e massime che nonostante lo scarso soleggiamento hanno raggiunto i 17/18 gradi.

Una lieve flessione in quota dovrebbe avvenire tra domani e il 30 dicembre con anche la possibilità di qualche scroscio di pioggia tra giovedì e venerdì nell’angolo nord occidentale toscano, la Liguria di levante e debolissime nevicate sparse sulle Alpi specie centrali a quote sicuramente sopra i 1500m (ma si tratterà in ogni caso di risibili episodi).

Tra la fine dell’anno e i primissimi giorni del 2023 l’anticiclone a contributo sub tropicale si rinforzerà nuovamente portando isoterme ancora anomale in quota.

Tralasciando tecnicismi e analisi approfondite sull’argomento, sembra che a breve possa verificarsi un Ese (evento stratosferico estremo) di tipo cold (cioè raffreddamento della stratosfera). Questi eventi a differenza di quelli warm tendono ad accorpare il vortice polare (serbatoio del freddo e motore delle perturbazioni) e quindi dovrebbero essere scarse le ondulazioni perturbate verso sud, con al massimo brevi onde corte ricucite dall’alta pressione e un dominio anticiclonico prevalente su buona parte del continente europeo.

Tutto questo ovviamente se dovesse avvenire propagazione e comunicazione tra strato e troposfera (quest’ultima la fascia atmosferica dove si svolgono gli eventi meteorologici che ci riguardano): anche in situazioni da condizionamento non si possono escludere comunque brevi e fugaci onde fredde, lisciate e quant’altro possa portare a brevi episodi invernali, ma da letteratura appunto i condizionamenti sono spesso e volentieri associati a lunghe fasi di stanca e assenza di condizioni perturbate invernali.

Sperando non sia così, perchè se è vero che il nord Italia, la Toscana e numerose altre zone hanno in gran parte rimesso a posto il lungo deficit idrico, non è comunque da auspicare un nuovo lungo stop (anche le nevicate alpine sono state poche e non avvenute in autunno (fase più propizia ai grandi accumuli sulle quote medio/alte e glaciali) che alla lunga si rivelerebbe nuovamente deleterio e porterebbe ai problemi dello scorso anno.

Proprio le varie fasi stanno rassomigliando moltissimo a quelle di fine 2021 e inizio 2022: una fase dinamica/perturbata tra novembre e dicembre e poi una prima parte invernale totalmente anonima, mite e senza precipitazioni.

Ovviamente si spera che dall’Epifania in poi le cose vadano in modo molto diverse dallo scorso anno, ma “un piccolo campanello d’allarme sta tornando a suonare”…

A cura di Simone Scarpelli

Focus perturbazione 9/11 dicembre

Iniziamo subito col dire che c’è una possibilità di vedere qualche fiocco molto basso (se non a livello di pianura) nelle prime ore di domani su alcune aree di Lombardia e Piemonte. Le notti serene in pianura padana hanno permesso di immagazzinare area fredda nei bassi strati (il cosiddetto “cuscino”); serbatoio che verrebbe utilizzato all’arrivo delle prime precipitazioni (per altro molto scarse al nord ovest).

Procedendo verso est le piogge aumenteranno così come anche la quota neve, e quindi più difficile che possa fioccare su Emilia e Veneto pianeggianti.

Spostandoci invece sul Trentino Alto Adige sono altamente probabili nevicate su Rovereto, Trento e Bolzano; fino a 10/15cm nei primi due casi, dovesse tenere fino alla fine il profilo termico, che andrà a vedere un aumento progressivo in quota: pochi cm invece sulle vallate altoatesine in quanto il flusso umido impatterà più a sud est.

Nevicate inizialmente basse anche nelle vallate bellunesi e quantitativi fino a 25/30cm a quote medie sulle Prealpi /leggermente meno su Dolomiti.

Nel resto del Paese pioggia a tratti consistente sull’alta Toscana, poi ancora sabato su Toscana centro orientale e nuovamente su grossa parte del versante tirrenico dal Lazio fino alla Campania, per arrivare più attenuata sulla Calabria tirrenica.

Meno coinvolte in genere le coste del medio/basso Adriatico

Nella giornata di domenica il ramo freddo della perturbazione, porterà altri fenomeni sparsi sul nord est e centro sud, con un netto calo termico in quota unito al rinforzo dei venti dai quadranti settentrionali, con episodi di forti raffiche al nord est e locali effetti di foehn nelle vallate alpine (previste isoterme fino a -8° a 140mm sulle Alpi orientali).

Dopo piogge e mitezza che hanno distrutto grossa parte della neve accumulata, sull’Appennino tosco-emiliano tornerà a nevicare sabato sera intorno ai 1300m di quota e il calo permetterà di vedere qualche fiocco bianco fin sotto i 600/800m nella serata di domenica qualora dovessero attardarsi ulteriori deboli precipitazioni.

A cura di Simone Scarpelli

Qualche movimento invernale: ma non è detto che l’Italia sia l’obiettivo finale delle manovre previste

Dopo l’ennesimo strappo basso, che da domani sera rinvigorirà l’instabilità sulle regioni meridionali e locali forti fenomeni tra isole maggiori, aperto Tirreno +Calabria/Puglia (si spera non sulle zone campane duramente colpite), la tendenza barica sarà quella di vedere la formazione di anticicloni di blocco ad alte latitudini (inizialmente penisola scandinava).Su quelle zone di conseguenza avremo un evidente sopra media termico, mentre sul bordo orientale di questa figura andrebbe a scorrere aria fredda pilotata dal redivivo anticiclone termico russo-siberiano.

Si tratterà quindi di una circolazione anti zonale (ovvero l’opposto di quanto avviene nel 90% dei casi nell’emisfero nord (correnti ovest/est prevalenti)).

L’Italia però potrebbe trovarsi nel mezzo del terreno di scontro tra aria oceanica e freddo orientale; di conseguenza una classica situazione da “palude barica” con temperature semplicemente nelle medie o poco sotto, prevalente stabilità eccetto in quelle zone che di tanto in tanto subirebbero gli effetti dovuti allo sbarramento delle catene montuose e episodi di deboli/moderate precipitazioni concentrati nel tempo e nello spazio.

Se l’antizonalità dovesse essere troppo esasperata, potrebbe addirittura portare al travaso di queste gocce fredde ben oltre l’arco alpino e l’Europa occidentale (addirittura in oceano) e di conseguenza attivare risposta stabilizzante da sud ovest.

Consapevoli che la configurazione è di quelle complicate già in partenza, che su nord ovest, Alpi e ancora parte del centro nord ci sarebbe molto bisogno di ulteriori precipitazioni piovose (nevose in montagna), il lato buono di queste manovre potrebbe essere quello di portare ad una riorganizzazione degli assetti europei e del vortice polare e quindi smantellare quell’anticiclone sempre troppo ingombrante ormai da un anno a questa parte tra Francia e Spagna e dare via all’interazione di aria umida in risposta ai vari tentativi di colate provenienti dalle alte latitudini: in definitiva un modo per poter interessare molte zone in assenza del vero atlantico.

Ci torneremo

A cura di Simone Scarpelli

Nuovi passaggi perturbati da oggi a martedì

Cerchiamo di capire dove potrebbe piovere aiutandoci con le carte delle precipitazioni cumulate fino alle 00 di mercoledì 23 novembre, a cura rispettivamente del modello europeo ecmwf e di quello americano gfs

Ovviamente tg ecc vi parleranno di tempo perturbato su tutta Italia senza alcuna distinzione

In realtà non sarà così: sappiamo bene come il territorio del nostro Paese sia orograficamente complesso e proprio le varie catene montuose diventano spesso la discriminante per avere precipitazioni più o meno intense su un determinato settore piuttosto che un altro.

Ultimamente poi la scarsità ripetuta di precipitazioni sembra essersi accanita sul nord ovest (con particolare riferimento al Piemonte ponente ligure) e anche sull’arco alpino.

Essendo queste carte una sommatoria, vi dividerò sinteticamente per punti i diversi step

Tra stasera e domattina la Toscana specie centro settentrionale dovrebbe vedere precipitazioni fino a moderate (speriamo di recuperare qualcosa sul fiorentino preso di striscio ieri l’altro), poi tra domani e sabato sarà ancora il turno di Lazio e Campania con fenomeni fino a carattere di nubifragio possibili su quest’ultima regione sabato.

Meno interessato il versante Adriatico per correnti sud occidentali e relativa ombra appenninica.

Settore adriatico che invece potrebbe essere interessato da alcuni fenomeni sabato con una ritornante, seguita poi da venti settentrionali più freddi.

L’ultima perturbazione della serie sarà appunto quella di martedì: fino a qualche giorno fa sembrava poter essere il riscatto per Piemonte e buona parte delle Alpi; molti modelli stanno proponendo oggi un minimo basso e chiuso, preceduto da veloci correnti di Libeccio, che quindi svantaggerebbe ancora i settori occidentali del nord e tutti quelli sopra il Po esclusa l’Emilia Romagna e il basso Veneto (visione americana e di molti modelli per così dire “minori”).

Un certo rallentamento sul Ligure lo vedrebbe invece l’europeo e di conseguenza la fascia di fenomeni si allargherebbe potenzialmente a quasi tutto l’arco alpino e sempre un po’ marginalmente al nord ovest.

La mancanza di fronti lenti nell’evoluzione e che si approfondiscono sul golfo di Genova è un po’ la caratteristica degli ultimi anni e che probabilmente deriva da un vortice polare troppo forte e da alte pressioni sempre troppo ingombranti a ovest, che tendono a spingere in veloce evoluzione verso sud est le saccature atlantiche.

Speriamo possa passare la visione inglese, altrimenti avremo ancora totale secco sulle nostre Alpi.

A cura di Simone Scarpelli

Aggiornamento perturbazione 4/5 novembre

Sarà purtroppo un episodio, con l’alta pressione pronta a riguadagnare terreno da ovest già domenica 6 (anche se non dovremmo vedere le folli anomalie in quota e al suolo che hanno contraddistinto ottobre).

La saccatura atlantica responsabile di questo rapido e isolato cambiamento riuscirà in parte a penetrare sul Tirreno settentrionale e a formare un veloce minimo di pressione.

Ancora qualche differenza tra i big della modellistica (l’europeo ecmwf e l’americano gfs).

Mentre il primo crede in un certo rallentamento del fronte, con il conseguente approfondirsi di un minimo tra ligure e centro nord Italia, per il secondo il passaggio sarebbe un po’ troppo da nord ovest con veloce evoluzione e quindi meno precipitazioni.

In ogni caso le correnti sud occidentali taglierebbero fuori quasi del tutto il nord ovest eccetto le relative Alpi confinali, porterebbero precipitazioni significative al nord est (con neve sulle Alpi centro orientali sopra i 2000/2200m in forte calo sul finale di episodio), per poi propagarsi al centro sud specie lato tirrenico, ma appunto resta da vedere se ci sarà approfondimento e penetrazione verso sud; altrimenti sotto la Toscana e Lazio potrebbe piovere abbastanza poco.

Apprezzabile il calo termico al passaggio frontale con le isoterme che in quota si riporteranno nelle medie del periodo e localmente sotto.

Qui nelle mappe le due idee sulle cumulate

A cura di Simone Scarpelli

Inizio novembre: molti dubbi sul cambio di scenario

Presto per dirlo con sicurezza a definitivamente

Ma anche la possibilità di cambiamento piovoso dal 3/4 novembre potrebbe finire in un nulla di fatto: il modello americano vede un’opposizione dell’alta pressione inossidabile, pronta a respingere, deviare, strozzare e quindi rendere inefficace ogni tipo di tentativo o forzatura delle correnti oceaniche. Anche per colpa di una situazione circolatoria ancora di stampo tardo estivo, condizionata da indici nord atlantici purtroppo positivi ed elevata tensione zonale, che appiattirebbe tutte le ondulazione verso l’Europa e il Mediterraneo.

L’europeo (già peggiorato rispetto a ieri) vedrebbe un veloce “cavetto” da nord ovest interessarci per le date indicate, ma il comportamento che sta tenendo nelle ultime uscite non depone a favore di entrate atlantiche corpose e strutturate.

Quindi: se ci va bene potremmo ambire a qualche strappetto di tanto in tanto (onde corte nord atlantiche).

Se ci va male rischiamo un’ altra piallata anticiclonica, andando compromettere anche la prima decade di novembre

Termicamente si inizierà a scendere (meglio dire si tornerà alla normalità vista la follia di queste ultime settimane) a partire da lunedì.

Ma intanto il risanamento della siccità e le nevicate sui monti si allontanano nuovamente.

(nella carta lo spread sulla media degli scenari a120h (momento chiave per capire se potrà esserci o meno un primo veloce cambiamento)).

A cura di Simone Scarpelli

Cala la pressione: prospettive in evoluzione

Da domani inizia a calare la pressione per deboli infiltrazioni atlantiche

Qualche pioggia in arrivo nella giornata di domenica tra Alpi e parte delle pianure del nord ovest+Liguria centro occidentale.

Sporadiche e occasionali al centro

Poi dubbi su spostamento dei fenomeni al centro/sud da lunedì a mercoledì (sparsi e più forti tra Campania e isole maggiori con propensione a rimanere in mare aperto), ma potrebbero essere interessate anche le aree della bassa penisola per qualche modello.

Perturbazioni atlantiche vere?

Si guarda ormai alla metà del mese, quando un corposo scambio meridiano del vortice polare sembrerebbe poter partire sufficientemente a ovest; ma effettiva riuscita, posizionamento dell’asse di saccatura, ampiezza e resistenza ad opera dell’anticiclone saranno da discutere e analizzare durante la prossima settimana, cercando di capire se la manovra avrà margini per andare o meno in porto.

Nelle carte in allegato la sommatoria delle precipitazioni a cura del modello americano gfs per il weekend e i primi giorni della prossima settimana.

Nella terza carta lo scenario medio disegnato dallo stesso modello intorno alla metà del mese

A cura di Simone Scarpelli

L’autunno ci prova anche da ovest

I modelli meteo stanno quasi all’unisono prendendo la strada verso un possibile cambio del tempo ad opera di umide e piovose correnti oceaniche.

Verso il fine settimana (ma con effetti tangibili non prima di sabato sera/domenica) uno stacco del getto proveniente dall’artico canadese si getterà piuttosto a ovest, formando una circolazione depressionaria tra Francia occidentale, Spagna e Baleari.

Da quella posizione inizialmente invierà aria molto instabile verso i settori tirrenici con le possibili prime piogge tra Toscana, resto del centro Italia e parzialmente al nord (meno sulle Alpi).

Se il flusso dovesse essere agganciato poco dopo dalla circolazione madre (fronte polare), il getto si farebbe più ondulato richiamando correnti ancora più meridionali in grado di interessare in un secondo momento quasi tutto il resto del nord e le Alpi con neve a quote elevate (visto il richiamo mite) ma utilissima in ambito glaciale.

Sto correndo un po’ troppo visto che il modello europeo vedrebbe ad oggi concretizzarsi bene questo aggancio; un po’ meno quello americano.

Seguiranno aggiornamenti

Nel più breve termine da domani l’Italia si troverà interessata da nuova aria fredda (per la stagione) da est, che manterrà le temperature molto fresche in montagna e specie sui settori orientali, più miti (ma sotto la media) su quelli ovest.

Nelle mappe l’ipotesi prevista ad oggi dal modello europeo ecmwf

A cura di Simone Scarpelli

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Onda su onda

Da un ‘effimera rinfrescata al centro nord (poco interessato l’estremo sud visto che la perturbazione di ieri è rimasta con il suo centro motore più a nord delle Alpi senza affondare bene), si tornerà da lunedì e soprattutto a metà della prossima settimana sotto l’influenza di un promontorio anticiclonico africano.

Il tutto per la discesa e distacco in cutoff (goccia fredda in quota) sul Portogallo del nuovo affondo perturbato oceanico.

Quest’ultimo sarà poi da valutare se potrà essere o meno riagganciato dal flusso nord atlantico principale, o addirittura artico marittimo: va da sè che se l’aggancio dovesse avvenire molto a est, come si nota nella carta del prestigioso modello europeo ecmwf, gli effetti piovosi sarebbero ancora scarsi (configurazione penalizzante) per buona parte del nord ovest, Alpi e Toscana centro settentrionale-ieri piogge estese e abbondanti su quella meridionale).

Proprio su questo aspetto sto notando ormai da 3 anni un trend al ribasso o concentramento in brevissimi periodi delle piogge sulla mia provincia, così come in quella fascia di Toscana che punta verso nord ovest passando per il pratese e pistoiese; difficile dire se possa esserci un effetto già imputabile ai cambiamenti climatici (e quindi di conseguenza un cambio di configurazione con un’alta pressione troppo invadente sulla Francia), oppure semplicemente un accanimento configurativo transitorio di queste ultime stagioni.

Sta di fatto che mancano ormai troppo spesso gli affondi e la formazione di minimi sul golfo ligure, piuttosto che sull’alto Tirreno.

Attendiamo sviluppi su quelli che saranno gli esiti dopo la metà del mese: ad oggi dovessi scommettere sarei per l’ennesimo strappo ricucito da ovest, anche perchè indici e situazione configurativa non darebbero spazio ad un ingresso franco e deciso delle vere basse pressioni oceaniche.

Detto questo sarebbe anche necessario prima o poi un corposo raffreddamento delle isoterme, in grado di rendere meno caldi i nostri mari così come le terre emerse; anche ieri una perturbazione sulla carta piuttosto “anonima” e normale ha fatto parlare di sè con temporali autorigeneranti, fenomeni vorticosi a Civitavecchia, grandinate di grosse dimensioni sul frusinate ecc ecc: un conto da pagare ad ogni ingresso appunto finchè subiremo l’eredità bollente dell’infinita estate 2022

A cura di Simone Scarpelli

Estate in lento declino

Osservando le medie dei principali modelli matematici a disposizione, si nota come la stagione si stia lentamente spengendo (se ci riferiamo alle forti e esagerate ondate di caldo africano avute a ripetizione),ma ugualmente sia destinata a comportarsi ancora secondo canoni pienamente dalle caratteristiche estive.

Manca e mancherà per i prossimi 7 giorni almeno uno scambio meridiano corposo e deciso, in grado di dare il primo duraturo stop alle temperature over 30° (ad esempio come accaduto i primi di settembre del 2017, piuttosto che 26 agosto 2018 o fine agosto 2020).

La fascia anticiclonica appare ancora salda e alta di latitudine

Un piccolo scricchiolio a questo generale dominio (pur in assenza di caldo eccessivo (anzi praticamente nelle medie quasi ovunque) lo avremo tra sabato e domenica, quando un calo dei geopotenziali da nord ovest accenderà instabilità diffusa tra nord Italia, Toscana e grossa parte delle regioni centrali (con predilezione per quelle zone appenniniche affacciate a oriente).

Instabilità che localmente potrebbe essere intensa (difficile da determinare negli effetti e localizzazione a 3/4 giorni di distanza), così come intensa si sta rivelando già da ieri e oggi al sud Italia, interessato da locali allagamenti e disagi.

Nell’immagine la media delle elaborazioni a cura del modello europeo ecmwf ci fa notare il calo dei geopotenziali atteso per sabato, secondo uno schema che possiamo definire con il tipico termine di “palude barica”: nessuna prevalenza di condizioni cicloniche o anticicloniche.

A cura di Simone Scarpelli

Nel pieno di questa nuova fase anticiclonica sub tropicale: lievi cedimenti da domenica, ma tutti da valutare e con effetti per ora poco chiari

Siamo entrati in quella che viene definita la quinta ondata africana della stagione estiva 2022 (in realtà per alcune zone come la Toscana si può parlare di un’unica ondata da fine maggio con 4/5 giornate gradevoli e ormai una siccità totale salvo i localizzati temporali, frequenti in questi ultimi 7 giorni tra la provincia di Siena e Arezzo e parte di quella di Massa).

L’apice del caldo come in questi giorni sarà sempre tra tirreniche centro meridionali, poi salendo Toscana e pianura padana orientale (punte possibili di 38°/39° anche per microclimi locali e venti di caduta).

Va e andrà un po’ meglio al sud e sul medio basso versante Adriatico, che risulterà solo poco sopra le medie di riferimento.

Dicevo appunto di possibili cambiamenti da domenica: in realtà non sembrano organizzati e energici; la chiamerei più una palude barica, con accentuazione dell’instabilità pomeridiana specie sui monti e nel pomeriggio, con una lieve flessione termica e rientro nelle medie un po’ più deciso per grossa parte del Paese.

Difficile poi capire se durerà, o una nuova fase a componente africana ci potrà nuovamente interessare.

Anche gli eventuali effetti piovosi così come le zone colpite in queste fasi instabili tra domenica 7 e mercoledì 10, sono al momento poco prevedibili.

Qui nelle carte la media del modello americano gfs (prima carta sotto il pieno promontorio anticiclonico-seconda quando cederebbe un po’).Sempre per questo modello i fenomeni più significativi sarebbero ad oggi sull’arco Alpino e parte delle regioni centrali peninsulari.

Stamani invece l’europeo, seguendo un leitmotiv già risalente all’inverno e ai pochi peggioramenti degli ultimi mesi, premierebbe molto il medio basso Adriatico tra Abruzzo e Puglia.

A cura di Simone Scarpelli

Anticiclone africano in ritirata: ma durerà…?

Anticiclone africano in ritirata: ma durerà…?

Già da ieri l’accentuazione dell’instabilità lungo la catena appenninica settentrionale è stata un primo segnale dello scricchiolio del promontorio sub tropicale.

Stasera ci sarà il colpo finale ad opera di una massa d’aria proveniente da latitudini settentrionali, che intendiamoci bene non porterà chissà quale freddo fuori stagione, ma una netta ridimensionata a temperature che da giorni viaggiano molto sopra le medie di riferimento.

Dove i fenomeni saranno più diffusi, unitamente alle zone che per morfologia territoriale rimarranno più esposte alle correnti da nord est, si potrà andare per 1/2 giorni anche un po’ sotto media.
Questo sarà appunto più probabile su triveneto e quasi tutta la fascia adriatica centro meridionale

I fenomeni temporaleschi scendendo dal basso Veneto stasera, si faranno poi più diffusi tra Umbria, Marche, Abruzzo, per finire poi all’estremo sud est (Puglia) e residui sabato tra Calabria e Sicilia.
Queste zone andranno quindi incontro a fenomeni potenzialmente forti, con locali manifestazioni grandinigene, colpi di vento ecc ecc (tenerne conto).Sperando che non ci siano danni, si avranno quindi buoni e parziali ricarichi piovosi, anche se probabilmente non uniformi.

Dall’altro lato dell’Appennino invece poco o nulla in termini di fenomeni; si ipotizzano locali sconfinamenti fino alle zone costiere di Lazio e Campania, mentre il nulla o quasi interesserà la Toscana (i brevi e localizzati rovesci di ieri non servono assolutamente a nulla (fresca la notizia della firma dello stato di calamità per siccità in regione)).
All’asciutto totalmente o quasi anche il nord ovest.

Tornando a parlare di temperature: il calo si avvertirà comunque su tutto il Paese, ma le regioni nord occidentali unite a grossa parte del versante tirrenico saranno quelle con minor scarto.
Qua in zona mi aspetto massime non oltre 32° nei prossimi 3 giorni e possibilità di scendere bene sotto i 20° (cosa successa raramente negli ultimi 40 giorni) di primo mattino dovesse calmarsi bene la ventilazione.

La domanda inziale invece ancora non trova chiara risposta, ma purtroppo non è da escludere un progressivo rialzo termico dalla metà della prossima settimana, che in alcune uscite modellistiche viene visto colpire prepotentemente Spagna e Portogallo, ma non si esclude (in altre) che possa tornare ad infuocare anche molte zone italiane.

Attendiamo

A cura di Simone Scarpelli

Tramontano le ipotesi di forte break e fresco: anticiclone no stop per almeno altri 6/7 giorni

Come ormai ben sappiamo, questi primi 6 mesi del 2022 hanno visto un dominio quasi totalmente incontrastato delle figure anticicloniche sul nostro Paese; il tutto si è tradotto in una siccità tra le più gravi del secolo (diversi comuni del nord ovest hanno chiesto stato di calamità e potrebbero esserci razionamenti).

La fase secca sta aggravando la situazione anche sulla Toscana e varie zone tirreniche, ma anche del centro sud salvo locali e scarse eccezioni che si trovano più o meno nelle medie pluviometriche di riferimento. A tutto questo si è aggiunta una partenza sprint e anticipata della stagione estiva

Tornando a parlare di quello che avverrà nei prossimi giorni, si può subito sottolineare come la lacuna barica presente in ovest Atlantico e responsabile di valori termici record tra Spagna e Francia, tenderà a spostarsi un po’ più a est.

Nello stesso momento ostacolata però nel suo moto rimarrà quasi stazionaria e così facendo non farà altro che pompare più direttamente verso di noi l’aria africana.

Se fino al weekend le zone più calde rimarranno Toscana e nord ovest (qui in regione già 4 giorni intorno ai 35° e ieri diffusi valori over 33° tra Piemonte e Lombardia con picchi anche maggiori), da lunedì l’asse della risalita calda sarà più sfavorevole al centro sud e alla padana orientale.

I picchi di calore potrebbero in queste zone variare dai 32°/34° umidi del nord est ai 37°/38° di Toscana +centro sud (in questi ultimi casi con ur minore).

Al momento non si scorgono appunto rotture di questa situazione di caldo sopra le righe e della persistenza configurativa penalizzante, anche se di tanto in tanto alcune uscite modellistiche provano ad ipotizzare un veloce break tra il 23 e il 24; break che potrebbe portare qualche temporale però esclusivamente al nord, oltre a un rientro nelle medie almeno per qualche ora/giorno.

A proposito di temporali

Potrebbero (senza fare previsioni piuttosto difficili in questi casi) manifestarsi anche oggi al pomeriggio con maggior predilezione verso le aree interne e vicine alle zone montuose.

Nelle due carte i valori previsti alla quota di 1400m in libera atmosfera dal modello americano gfs (con un calcolo di base abbastanza semplicistico e che non tiene conto di vari altri fattori, aggiungendo 15° si hanno all’incirca le massime previste al suolo.

Anticiclone africano in ritirata entro mercoledì, ma nuova risalita termica dal 10 giugno

Quest’anno possiamo dire che l’estate è partita mettendo subito la quinta, in questi giorni soprattutto al centro sud con vari picchi sopra i 35° e punte di 40° in Sardegna, comprendendo anche la Toscana (Firenze ha già visto quest’anno due punte di 36°: una lo scorso 27 maggio e l’altra ieri).

Valori meno eclatanti al nord con maggiore umidità relativa; al settentrione comunque già nell’ultima parte di maggio avevamo registrato diverse punte sopra i 30° in pianura padana e vallate prealpine.

Già stasera i temporali stanno aumentando al confine alpino e sulle alte pianure della Lombardia diretti verso est: sintomo questo di un progressivo calo dei geopotenziali, con lo scorrimento di aria più fresca sul bordo nord occidentale della figura stabilizzante.

L’ulteriore flessione della pressione porterà entro martedì a numerosi rovesci e temporali su buona parte del nord Italia.

Come un leitmotiv molto ricorrente l’entrata sarà da nord ovest e non troppo strutturata (anzi debole), quindi lascerà quasi sicuramente al secco le regioni del medio alto Tirreno e ancora una volta la Toscana interna, con possibili manifestazioni temporalesche limitate al crinale appenninico e in locale sconfinamento sulle zone di pianura vicine.

Apprezzabile sarà comunque il ricambio d’aria e le temperature massime dovrebbero tornare per qualche ora nelle medie; contemporaneamente a questo nella giornata di mercoledì ulteriore instabilità raggiungerà parte del medio Adriatico e il sud, con massimi tra puglia, Basilicata e Calabria settentrionale.

Come da titolo tutto sarà molto veloce

Da ovest incalzerà una nuova figura stabilizzante che , complice l’affondo di aria fresca atlantica a ovest dell’Iberia, potrebbe acquistare nuovamente componente sub tropicale e questa volta dare i maggiori effetti sui settori ovest del nord (un po’ ai margini in quest’ultima ondata), oltre a tutta la fascia tirrenica, con valori che da venerdì in poi tornerebbero in alcune aree ben sopra i 30°.

Insomma si continua con un tipo di tempo che (stile anni 2000) vede la cronica mancanza dell’alta pressione azzorriana a distendersi e inviarci il suo respiro stabilizzante caldo ma vivibile, in favore invece di una circolazione meridiana che quando ti pone sul lato sbagliato può in un attimo portare a fiammate eccessive.

Chissà che questo proseguo di giugno segua un po’ quello che accadeva lo scorso anno: forti risalite calde dalla linea del Po in giù intervallate di tanto in tanto da temporali violenti tra Alpi e varie zone del settentrione.

Per ora prendiamo atto di un’estate già molto cattiva e decisa, aggravata ancor più in delle zone dalla cronica mancanza di precipitazioni

A cura di Simone Scarpelli

Fase anticiclonica di lunga durata

Premetto subito che non saranno raggiunti valori record o un tipo di caldo estremo in stile estivo (si sono visti valori peggiori a maggio nella storia più o meno recente del mese), ma l’anomalia sarà quella che appunto vedrà un sopra media moderato e continuo, che di fatto cancellerà le caratteristiche fondamentali del terzo mese primaverile, spesso fatto di variabilità, instabilità e talvolta vere perturbazioni.

L’ultimo maggio molto secco e stabile è stato quello 2017

A inizio settimana prossima comunque il caldo potrebbe aumentare ulteriormente specie su Alpi, nord Italia, centro tirrenico e un po’ tutti i settori occidentali (è già decisamente sopra le medie la Francia in questi giorni). Molto miti ma forse meno colpiti quelli orientali.

Secondo il modello europeo ecmwf l’affondo di una saccatura in est Atlantico aumenterà il richiamo nord africano verso il nostro Paese con l’isoterma +15° pronta a lambire le zone del nord ovest e il Tirreno; potrebbe formarsi la classica configurazione a “omega” con la risalita del promontorio subtropicale tra due basse pressioni.

Si passerebbe così da massime tra i 25 e i 28 gradi (come sta avvenendo adesso) a possibili punte di 30/31 nelle zone più soggette. Di sicuro totali assenti saranno le precipitazioni per i prossimi 7 giorni: relegate alle Alpi con una recrudescenza temporalesca tra venerdì e sabato, quando le correnti appiattiranno momentaneamente la cupola anticiclonica al confine della catena montuosa. Isolatissimi temporalmente e spazialmente gli eventuali altri fenomeni instabili sul resto del Paese.

Vedremo se e quando potremmo assistere ad un break, considerando che comunque avremo un’estate segnata dalla forte siccità pregressa per niente risolta in questa primavera.

Siccità che si manifesta bene anche in questo scatto del sottoscritto ieri pomeriggio nei pressi della foce del torrente Mugnone (secondo corso d’acqua cittadino di Firenze), pronto a seccarsi con una ventina di giorni d’anticipo sul già tragico 2021.

A cura di Simone Scarpelli

Anticipo d’estate secondo il modello europeo durante la prossima settimana?

Diciamo subito che la distanza e altre elaborazioni che sono per così dire più soft, danno ancora margini che questa possa essere un’uscita esagerata in un verso e che alla fine la realtà potrà essere altra, o quantomeno una via di mezzo.

Se le cose fossero quelle disegnate in questa carta, avremmo valori sui 27°/28° specie sulle aree occidentali del nord +Toscana con locale raggiungimento della soglia dei 30° in caso di microclimi particolari ecc ecc.

Ma appunto troppo presto per pensarci…

Di sicuro come sappiamo bene un anticipo estivo a maggio lo abbiamo sempre visto (senza però dimenticare molti mesi perturbati anche in epoca recente).Quello che purtroppo quest’anno si somma è una mancanza di precipitazioni che in alcune zone del nord ovest sta raggiungendo livelli gravi e storici da mesi e più moderati (anche se importanti) sul resto del nord e alcune zone del centro sud.

Prima di una rimonta dell’alta pressione (non è detto appunto con quell’intensità) ci aspetta una fase instabile, che entro il weekend potrebbe regalare piogge benefiche in diverse zone (carta 3 a cura del modello americano gfs); meno al nord est e estremo versante adriatico meridionale.

A cura di Simone Scarpelli

Aggiornamento breve/medio termine

Come spesso accaduto negli ultimi mesi, torna a tirare vento da nord est con componente mite in caduta dall’Appennino sulla pianura interna toscana, per la particolare posizione che sta assumendo l’alta pressione (carta 1 )

Anche oggi fattibile una massima intorno ai 24° sulla città di Firenze.

La perturbazione che ha interessato Toscana e nord da mercoledì scorso al 25 aprile ha portato sicuramente una bella boccata d’ossigeno, ma la situazione di siccità degli ultimi 6 mesi non può essere certo sanata se non in parte.

Fino a domani compreso l’alta pressione sarà padrona senza valori eclatanti e con questa ventilazione richiamata da un lato orientale in parte scoperto.

Tra sabato sera e parte della domenica una blanda goccia fredda in discesa da nord riuscirà a generare fenomeni sparsi tra Alpi, rilievi liguri e a seguire regioni centro meridionali. Forse il leitmotiv dell’instabilità pomeridiana in condizioni di “palude barica” (pressione nè troppo alta, nè troppo bassa) potrebbe andare avanti all’inizio della prossima settimana, specialmente a ridosso dei rilievi (tipico delle ore centrali con riscaldamento solare attivo).

Sperando che prima dell’esplosione estiva qualche altra perturbazione ci aiuti a passare una stagione serena dal punto di vista idrico.

A cura di Simone Scarpelli

Si ripete il leitmotiv invernale?

La perturbazione artica dello scorso fine settimana è stata favorevole (una volta in 4 mesi) alle regioni settentrionali (poco al nord ovest) e Toscana.

Capite bene in ogni caso come la situazione di forte siccità, perdurante ormai da dicembre, sia tutt’altro che risolta.

Anche qui in Toscana grazie al passaggio discusso abbiamo quasi raggiunto la media pluviometrica di marzo (ma concentrandola in un unico episodio), mentre i primi due mesi dell’anno hanno visto la metà esatta delle precipitazioni attese e tutto il 2021 presentava già un forte deficit, esclusa la primissima e ultimissima parte dell’anno.

Detto questo: Sembra che “tutto sia cambiato per non cambiare niente…” Infatti tra sabato e domenica assisteremo ad un altro strappo da nord, penalizzante per i versanti sud alpini sottovento alle correnti esclusa qualche burrasca nevosa su Dolomiti, Giulie e confinali in genere.

Nuovo calo termico specie sui versanti orientali

Assenti del tutto le precipitazioni sulle zone pianeggianti di Piemonte, Lombardia e Liguria, mentre una veloce linea instabile dovrebbe formarsi tra basso veneto e poi Emilia, facendo traboccare qualcosa ai confini settentrionali e orientali delle pianure toscane.

Procedendo al centro e al sud, gli unici fenomeni di rilievo si dovrebbero avere entro domenica mattina su tutta la fascia appenninica orientale e zone adriatiche. In ogni caso le precipitazioni intense interesseranno solamente la Penisola balcanica.

Passata questa nuova fase più tardo invernale che primaverile (almeno per quanto riguarda il raffreddamento in quota), assisteremo alla difficoltosa avanzata di una depressione atlantica, bloccata a est dall’alta pressione e che tenderà a scivolare bassa isolandosi in un cutoff (goccia fredda in quota staccata dal fronte polare originario) probabilmente tra nord Africa e sud della Sardegna.

In quella posizione le piogge al nord e Toscana sarebbero nuovamente assenti e probabilmente solo scarsi fenomeni tra isole maggiori e aperto Tirreno, Ligure occidentale.

I termometri punteranno verso l’alto per il richiamo di correnti sciroccali, anche se non sconfineremo probabilmente mai in fasi di caldo eccessivo un po’ in tutta la settimana che precede la Pasqua.

Anche senza piogge  avremo cieli sporchi e velati dalla sabbia in sospensione

Dal futuro spostamento o colmamento di questa goccia ne deriverà la previsione per il weekend di Pasqua: ovviamente vista l’occasione delle festività un po’ tutti ci auguriamo sempre tempo clemente, ma esulando dal singolo weekend, sarebbero veramente dolori in vista del trimestre caldo qualora perdurasse il trend siccitoso.

Nelle due carte che vi mostro la possibile evoluzione (mancano 7 giorni abbondanti) per sabato 16 aprile: un anticiclone deciso e molto mite (si raggiungerebbero punte di 25° in pianura al centro nord) con tempo totalmente stabile per l’europeo ecmwf.

Un’alta pressione invece defilata a ovest, che lascerebbe scoperta l’Italia a discese instabili da nord, che poi invorticandosi sui nostri mari porterebbero a instabilità diffusa. Quest’ultima l’idea dell’americano gfs

A cura di Simone Scarpelli