Inizio subito col caratterizzare il tipo di perturbazione in ingresso, che sulla falsariga di quanto accaduto con elevatissima frequenza in questi ultimi 2 anni proverrà dalla Francia, ma senza affondare verso sud e approfondirsi; bensì sarà spinta velocemente verso est.
Si attende quindi il consueto salto delle zone pianeggianti tra Piemonte e Lombardia occidentale, pochi fenomeni in generale al nord eccetto le basse pianure del nord est e un po’ di neve alpina (specie sull’arco orientale e sulle confinali centro occidentali).
Le Dolomiti potrebbero vedere un primo veloce passaggio tra domani sera e sabato, come ramo caldo nella coda di un sistema perturbato più attivo sull’Europa centro settentrionale.
Domenica sera attesi veloci rovesci in Toscana, che poi si concentreranno lunedì (e probabilmente per parte del martedì) sul medio/basso versante adriatico con neve in calo sul relativo Appennino. Rimarrebbe più sottovento il medio/basso Tirreno.
Capitolo temperature: arriverà appunto aria più fredda alla rotazione delle correnti dai quadranti settentrionali nella giornata di lunedì. Niente di così eclatante e abbastanza tipico delle scodate di inizio primavera che quasi ogni anno ci fanno visita tra fine marzo e prima parte di Aprile (basti ricordare la fase molto fredda di fine marzo 2020 e la discesa artica con fenomeni nevosi molto bassi lo scorso 2 aprile, oltre a numerose che si ritroverebbero spulciando gli archivi meteoclimatici).
Aria fredda per la verità già meno accentuata con gli ultimissimi aggiornamenti e che darà i suoi massimi effetti al nord est e versanti orientali della Penisola.
Alla calma del vento non saranno da escludere gelate tardive in qualche area pianeggiante, conche e altipiani
Già da mercoledì si affaccerà da ovest il respiro più mite nord africano, a causa dell’affondo di una saccatura atlantica più a sud ovest e che comporterà una veloce risalita termica sia in quota che al suolo e temperature probabilmente molto miti al centro sud.
Se la saccatura dovesse poi evolvere verso est, porterebbe ad una classica (e direi magari finalmente) configurazione foriera di piogge importanti al nord ovest+arco alpino, inserite in un letto di correnti meridionali umide e perturbate.
Come sempre valuteremo passo passo la possibile evoluzione
A cura di Simone Scarpelli