Possibilità di un reset barico a fine aprile?

Quando la Primavera risulta troppo secca non è mai una buona notizia in vista della stagione estiva. Quest’anno lo è risultata particolarmente su Toscana e nord Italia, dove praticamente dai primi di marzo abbiamo assistito al transito di un’unica vera perturbazione atlantica (tra il 9 e 12 aprile).Ci sono state localmente zone con qualche manifestazione piovosa in più (alture, rilievi liguri centro orientali e al confine tra alta Toscana ed Emilia durante brevi fasi instabili).Al centro sud invece le piogge sono state più frequenti, a tratti intense (grandinate ad esempio ieri sulla zona di Roma) e lo saranno ancora nei prossimi giorni. Questo quadro è stato fondamentalmente deciso da un assetto barico che ha visto quasi sempre un anticiclone azzorriano molto invadente ad ovest, con propensione a spingersi sulla Francia; di fatto le uniche forzature sono venute da nord o nord est e così appunto hanno lasciato sottovento alle precipitazioni le aree già menzionate.

Di contro con configurazioni di questo tipo la prima metà primaverile ha visto spesso temperature anche più fresche del normale (talvolta addirittura fredde), senza dimenticare però un intermezzo quasi estivo negli ultimi giorni di marzo con punte di 25°/28° in alcune zone del nord e centro. Un possibile cambio di passo (per adesso solo come mera linea di tendenza e con probabilità di realizzazione al momento non superiori al 15/20%), potremmo averlo negli ultimi giorni del mese o addirittura con l’inizio di maggio. Non ci sarebbe certo da stupirsi visto che l’ultimo mese primaverile ha medie pluviometriche di tutto rispetto al centro/nord e ha presentato in alcuni anni fasi d’instabilità unite a vere e proprie perturbazioni.

Questa ipotesi nasce appunto come linea di tendenza analizzando il lungo termine delle determinazioni modellistiche e soprattutto la media del prestigioso modello europeo ecmwf. Il vortice polare stratosferico potrebbe arrivare al “canto del cigno” tra la fine del mese in corso e gli inizi del prossimo, subendo quello che in gergo si chiama “final warming”: da lì ne nascerebbe un disturbo propagabile anche alla troposfera (fascia in cui avvengono i fenomeni meteo che ci riguardano), che potrebbe dislocare i centri di azione delle figure in gioco, con propensione dell’anticiclone a piazzarsi molto più a ovest e forse anche spingersi verso latitudini settentrionali. Si aprirebbe in tal modo una corsia preferenziale alle discese perturbate più occidentali e così arriverebbero anche fenomeni più significativi sulle aree che per ora sono state quasi sempre a guardare.

Mi fermo qui con la consapevolezza che solo la Natura ci darà nei prossimi 7/10 giorni il responso, avvalorando o confutando questa ipotesi. Ad oggi comunque sembra abbastanza deciso lo scenario fino al 25 aprile: prima questa fase instabile al sud e in modo minore altrove, poi un rialzo pressorio un po’ ovunque e i primi tentativi di cambiamento dal 26 in poi

A cura di Simone Scarpelli

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