Dopo circa un mese con assenza di vere perturbazioni su nord Italia e Toscana, tra venerdì e sabato una breve fase instabile con effetti non molto significativi

Dai primi di dicembre ai primi di febbraio abbiamo assistito al transito di numerose perturbazioni atlantiche sul nostro Paese: perturbazioni che hanno sanato il deficit idrico del 2020 su alcune aree toscane, riempito di neve le montagne dalle Alpi all’Appennino, ma di fatto anche cancellato le velleità di avere fasi invernali più crude e molto fredde, visto che quasi sempre l’aria atlantica è più temperata; a questo (almeno qui in Toscana) si è aggiunta la copertura nuvolosa spesso presente, con minime che ne hanno risentito verso l’alto e quindi permettendo raramente gelate di primo mattino.

Neve che in montagna (specie sulle quote medie) è nel frattempo molto diminuita in spessore, specie nei versanti esposti a sud a causa della lunga fase mite avuta nella seconda metà di febbraio.

Venerdì una discesa d’aria fredda diretta con la sua parte più attiva sull’Europa nord orientale ci sfiorerà e attiverà per poche ore un blando richiamo umido da ovest: questo darà luogo a debolissime precipitazioni sui versanti sud alpini (che di fatto dopo i record di innevamento non vedono una vera nevicata ormai dal 10 febbraio) e qualcosa di leggermente più significativo sulle prealpi trentine/venete, oltre ai rilievi lombardi, piemontesi e valdostani (ma sempre nell’ordine di pochi mm).

Più importanti gli effetti sul versante estero che come sempre in questi casi farà da sbarramento alla massa d’aria, che per valicare le Alpi si caricherà di umidità e poi si seccherà sotto vento ai crinali con condizioni di foehn sulle nostre regioni, dispensando poi qualche rovescio anche tra basso Veneto, coste dell’Alto Adriatico, Emilia e Liguria.

Nella sua discesa molto sbilenca verso sud  l’aria fredda genererà anche deboli precipitazioni sull’Appennino ligure e tosco emiliano, ma difficilmente saranno bagnate le zone di pianura interne toscane (per lo stesso motivo del blocco montuoso in questo caso dovuto agli Appennini).Alcune precipitazioni interesseranno invece il sud tra isole maggiori e basso Tirreno e in questa seconda fase i versanti orientali del centro sud esposti al flusso da nord est.

Le temperature torneranno ad oscillare intorno alle medie di riferimento

Resta per il momento da valutare il transito di una perturbazione pilotata da correnti a componente occidentale /nord occidentale con l’inizio della settimana successiva.

Il  vortice polare  dopo il raffreddamento avvenuto in questi giorni in stratosfera sembrerebbe avere attitudine a chiudersi e sfogarsi su alte latitudini, con poca propensione a scambi meridiani e rilassamenti della corrente a getto (per intendersi sullo stile del surreale inverno 2020).

L’allentamento della tensione zonale e quindi la possibilità di scambi meridiani (tipici della stagione di transizione primaverile) potrebbe quindi essere rimandato più in là nel tempo e chissà… magari influenzare il tempo di aprile e maggio con più piogge e aria fresca. Ma queste sono al momento sono solo vaghe ipotesi e più che altro idee suffragate dai ricordi passati; uno molto recente quello della Primavera 2019 con un marzo molto mite e totalmente asciutto a cui seguirono un aprile molto instabile/piovoso e un maggio di stampo novembrino.

Anche se comunque in una situazione di vortice polare chiuso e compatto sono sempre da mettere in conto possibili veloci ondulazioni della corrente a getto.

Aspettando i prossimi aggiornamenti nella carta i possibili accumuli di pioggia attesi entro sabato secondo il modello europeo ecmwf

A cura di Simone Scarpelli

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